All’ombra delle moschee d’Italia, 611 secondo l’ultima relazione semestrale del Cesis (Comitato esecutivo servizi informazione e sicurezza), si stanno radicando altrettante madrase, scuole islamiche. Frequentate da decine di migliaia di immigrati che vengono indottrinati a versioni integraliste ed estremiste dell’islam. Da parte di predicatori-docenti fai da te, senza un’abilitazione valida o anche solo un titolo di studio certificato e riconosciuto dal nostro Stato. […] Il caso più emblematico e sconcertante è quello della scuola islamica legata alla moschea di via Quaranta a Milano, sospettata e indagata per aver ospitato personaggi di spicco del terrorismo islamico. Una scuola elementare e media a tempo pieno, che oggi vanta circa cinquecento iscritti e che da oltre dieci anni opera nel più assoluto arbitrio, senza alcuna autorizzazione né da parte dell’Italia né da parte dell’Egitto a cui fanno riferimento i testi scolastici adottati. Testi in arabo conditi dal credo estremista di predicatori-docenti che, come è stato documentato dal nostro giornale il 16 luglio 2004, inneggiano alla «morte che sconfigge i piaceri terreni», accreditano l’immagine di una comunità islamica monolitica assediata e in guerra con gli infedeli e gli apostati. […] Oggi, con l’apparente benestare dell’Assessore comunale all’Educazione, Bruno Simini, si sta tentando una soluzione radicale ancora peggiore, ovvero la legalizzazione della scuola islamica di via Quaranta trasformandola in una scuola parificata e quindi riconosciuta dallo Stato. Ebbene dovremmo cominciare a far applicare la legge. Un’istituzione fuorilegge si chiude e basta. I ragazzi emarginati e disadattati per colpa dei predicatori-docenti che si servono delle scuole per promuovere il disegno di una entità teocratica in seno allo Stato di diritto, possono e debbono essere recuperati. Ma in seno alle scuole pubbliche italiane. «Noi abbiamo constatato come sia possibile recuperare questi ragazzi insegnando loro l’italiano e le altre materie curriculari nel giro di tre o quattro anni», sostiene Claudia Rocchetti, preside dell’Istituto comprensivo di via Ravenna a Milano, contraria sia alle classi-ghetto sia alla parificazione della scuola islamica di via Quaranta. La soluzione di questo caso determinerà la sorte delle centinaia di madrase che fioriscono nel nostro Paese. La gran parte attive nel fine settimana con corsi di arabo e di religione, affidati a predicatori islamici che talvolta arrivano appositamente dai Paesi arabi. Se lo Stato si piegherà all’arbitrio degli integralisti e degli estremisti sulla questione cruciale delle scuole islamiche e delle moschee, favorirà la diffusione di una patologia disgregatrice del sistema di valori fondanti della nostra società e indebolirà la sicurezza nazionale.
L’editoriale di Magdi Allam è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera