“Che cosa vuol dire essere laici oggi” è il titolo dell’articolo di Giuliano Amato pubblicato oggi sul quotidiano “La Repubblica”. Scrive tra le altre cose Amato:
Mi riferisco da un lato alla strada suggerita con forza dai nostri “teocons”, autorevolmente guidati dal presidente del Senato, che porta la fede cristiana come fattore dirimente, e “ad excludendum alios”, della nostra identità occidentale ed europea. Dall´altro alla strada in qualche modo opposta, che, richiamandosi al tradizionale laicismo di radice francese, confina il fattore religioso ai rapporti privati e fonda non solo la cittadinanza, ma quella che si chiama la sfera pubblica su valori e principi soltanto civili. […] La laicità, in quanto connotazione necessaria della democrazia, diviene non più fuga dalle religioni, ma apertura critica al confronto con esse e fra di esse, alla ricerca dei principi in cui tutte e tutti si possano riconoscere. Si dirà che ciò mette in crisi o la laicità, incompatibile con le verità assolute proprie delle religioni, o le stesse religioni, che a tali verità non possono rinunciare. Ma non è così. E´ vero infatti che la democrazia laica per definizione non tollera assoluti inconciliabili, ma è non meno vero che essa stessa si fonda su taluni assoluti: la dignità della persona, la libertà di coscienza, l´eguaglianza, il rispetto dei diritti di tutti e quindi la pace, che è a sua volta legata alla capacità di capire e non negare le buone ragioni degli altri. […] Questa è dunque la strada, l´unica strada per evitare Babele non solo nel mondo, ma in ciascuna delle nostre società. Tutti dobbiamo essere laici. Tutti, per esserlo, dobbiamo misurarci con i valori degli altri, religiosi e non religiosi. Tutti dobbiamo sapere che alla fine non c´è una “correttezza” politica e morale senza scelte e senza priorità, ma ci può e ci deve essere la condivisione più larga possibile di quegli assoluti che, partiti da radici religiose ed elaborati poi dal pensiero razionalista post rinascimentale, sono divenuti fondanti delle democrazie del nostro tempo. Lo disse l´allora cardinale Ratzinger che l´alleanza tra fede e ragione è essenziale per combattere il fanatismo. E di questo appunto si tratta.
Le osservazioni di Amato sono abbastanza discutibili. A partire dal fatto che non suggerisce alcun esempio pratica di questa nuova laicità di cui si farebbe latore, e che ricorda molto la laicità di cui si è fatto latore Pera: i valori ce li mette la Chiesa cattolica e il potere lo gestiamo noi (sostituire a scelta la parola ‘noi’ con centrodestra o centrosinistra, tanto il discorso non cambia). Le religioni non sono affatto confinate nella sfera privata: non ci risulta che i cristiani siano nascosti nelle catacombe sotto l’Appia antica. Né nessuno le pretende, ci sembra. Laicità, come la intendiamo noi, e come l’ha intesa la Corte Costituzionale, è la neutralità dello Stato nei confronti delle religioni (e dello stesso ateismo!). La dignità della persona e la libertà di coscienza sono valori laici che si sono affermati per porre un freno ai conflitti di religioni, e contro il volere delle religioni stesse. Non per niente il papa è uno strenuo avversario del relativismo, e in quanto tale inevitabile assertore dell’assolutismo. Assolutismo che pervade lo stesso Amato, quando pretende di insegnarci “che cosa vuol dire essere laici oggi”. Ratzinger ha chiesto pochi giorni fa che i crocifissi siano esposti in tutti gli edifici pubblici in quanto “simboli di Dio”: spieghi cortesemente il dotto professor Amato come si concilia tale pretesa con la laicità di cui si dichiara assertore.
Giuliano Amato non è purtroppo nuovo a queste proposte estemporanee: contro la sua candidatura a dirigere la Convenzione europea incaricata di redigere la Costituzione UE, il congresso 2001 dell’UAAR votò una mozione indirizzata ai gruppi parlamentari.