Il governatore e l’Opus Dei

[…] Che Antonio Fazio da Avito (Fr) sia cattolico fervente e praticante non è un mistero, e neanche un difetto. Ma se, dietro i suoi traffici per favorire la scalata all’Antonveneta della Banca Popolare presieduta dall’amico Fiorani, oltre all’incredibile intreccio di interessi privati, rapporti familiari e amicali, palesi favoritismi verso i “furbetti del quartierino”, ci fosse altro? E per altro, tanto per essere chiari, intendiamo la rete finanziaria cattolica, articolata in grandi e medi movimenti ecclesiali, coinvolta spesso in passato in storie non edificanti (inutile citarne ancora una volta il ruolo nel crack dell’Ambrosiano), ramificata eppure sfuggente, ben connotata ideologicamente eppure trasversale politicamente. Grande amico di Ruini, e del cardinale Gian Battista Re, Fazio è uomo molto ben inserito nelle dinamiche di potere curiale. In Sicilia ancora ricordano della “discesa” di Re a Palermo, ospite di Fazio, per convincere i riottosi potentati locali a cedere il banco di Sicilia alla Banca di Roma dell’amico Geronzi. Mentre Fiorani, con la sua Banca Popolare, sponsorizza le iniziative culturali della Cei e finanzia la costruzione delle parrocchie, grazie ai rapporti con Ruini, favoriti pare proprio da Fazio. […] In questa inestricabile rete di relazioni, di affari, di religione, di politica (la stessa politica che emanò nell’86 un provvedimento per dichiarare deducibili dalle tasse i versamenti dei cittadini alla Rui, cassaforte dei Legionari) non stupisce la difesa di Fazio da parte di settori del mondo cattolico, che si spingono a definire le accuse al governatore una “persecuzione in quanto credente”. È il caso di Andreotti, di Buttiglione, dell’Osservatore Romano (che ha parlato di “linciaggio morale a una persona degna”). E naturalmente, di Giuseppe Corigliano, portavoce dell’Opus Dei, secondo il quale “Fazio è un uomo che merita profonda stima sotto tutti i punti di vista”, ma “come tanti cattolici impegnati nelle istituzioni ora è messo a dura prova per cercare di ridurre la sua presenza e il suo ruolo”. Difese venate d’ipocrisia, che dietro alla solidarietà confessionale nascondono le oscure “liasons” tra un uomo dello Stato e associazioni cattoliche impegnate a gestire più il potere economico che quello spirituale.
L’articolo di Paolo Giorgi è su AprileOnLine

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