[…] Il problema, chiarisce Ruini, è che i Pacs “al di là del nome diverso e di altre cautele verbali, sono modellati in buona parte sull’istituto matrimoniale”. Come garantire, allora, diritti a chi convive da anni? La soluzione ruiniana assomiglia molto a quella di avanzata da Francesco Rutelli qualche giorno fa: norme a tutela delle coppie di fatto si, ma non nell’ottica del “piccolo matrimonio”, quanto “nell’ambito dei diritti e doveri delle persone”, con appositi contratti privati. Insomma, deve essere chiaro che la famiglia non si tocca, come ha titolato giorni fa con inedita durezza l’agenzia cattolica “Sir”. È questa la bandiera del programma (“Teo con”? Neoclericale? Fate voi) dell’episcopato italiano, un po’ come la devolution per la Lega. Il serrate le fila sul tema delle coppie di fatto è stato di rara compattezza. Da “l’Osservatore romano” ad “Avvenire”, dalla “Sir” a “Famiglia Cristiana”, la Chiesa di Ruini ha chiamato a raccolta il suo esercito, già schierato in battaglia (se battaglia si può definire l’invito a non partecipare a libere votazioni) in occasione dei referendum. Proprio da quell’esperienza “è anche importante ora – ammonisce Ruini – non disperdere il patrimonio di energie ed esperienze che si è catalizzato attorno al comitato Scienza e Vita”. Un esercito di fedeli (nell’accezione più ampia del termine) che vasti settori della Curia intendono, evidentemente, muovere per indirizzare a loro favore i passaggi politici a loro più cari.
Inutile ricordare che questa idea non c’entra nulla con lo Stato laico.
L’articolo di Paolo Giorgi è stato pubblicato su AprileOnLine