Apprendiamo con interesse e soddisfazione che da tempo sono state presentate due proposte, sia al gruppo DS, che le ha fatte proprie, sia alla Commissione Cultura circa l’istituzione di una Consulta delle confessioni religiose (o delle fedi) e di una Consulta della Laicità del Comune di Firenze.
Ciò richiama sia la proposta che facemmo a suo tempo in sede di audizione per la stesura dello Statuto regionale di istituire una “Commissione pari opportunità fra organizzazioni religiose e organizzazioni filosofiche non confessionali”, sia quella recentemente rivolta al Sindaco per una “Consulta per la libertà di pensiero e per la laicità delle istituzioni”.
Ogni giorno si sente parlare di una sempre maggiore presenza delle religioni nel quotidiano confondendo le idealità, riferite a differenti visioni più o meno trascendenti del mondo, con le confessioni e le Chiese che invece invadono la sfera pubblica, ed in particolare la Chiesa cattolica che, forte dei privilegi concordatari, approfitta di ogni occasione per rivendicare vantaggi esclusivi e per prevaricare i diritti altrui trasformando i propri “peccati” in “reati” collettivi.
Nelle proposte desta sorpresa l’opinabile stigmatizzazione del laicismo laddove si sottintende che, a differenza della laicità, «tende ad ostacolare in […] modo, diretto o indiretto, il libero esercizio delle diverse Chiese e Confessioni», e ci auguriamo che questa interpretazione non sia l’antefatto ad una preclusione per i non credenti (come è accaduto nella bozza di legge sulla libertà religiosa) ed il principio per definire una scala di valori in cui chi crede è maggiormente o esclusivo portatore di valori.
In questo momento di grande confusione, confermato anche da quanto sopra, vale forse la pena ribadire quanto sia corta la coperta del termine ‘laicità’, rivendicato proprio da coloro che alle urne sono soliti genuflettersi al volere fideistico, e lo facciamo reclamando l’alto valore etico insito nel laicismo:
«…l’idea laica di libertà e un’idea di cittadinanza che, per essere attributo comune, non può che poggiare su principi puramente civili, vale a dire sul pieno riconoscimento dell’influenza delle chiese in una sfera pubblica che però – affinché le libertà di ciascun soggetto individuale e collettivo vengano salvaguardate – non deve invadere la sfera dello Stato. È dunque in questa classica idea di laicità e di pace civile che vanno individuate le radici più idonee di un’Europa liberale e democratica. Se il protestantesimo e assai più tardivamente il cattolicesimo europei hanno storicamente fatto propri, secondo le parole di Amato, i principi del “riconoscimento dell’altro quand’anche appartenente a una fede diversa , questo è avvenuto grazie alla forza espansiva del laicismo liberale e democratico che ha finito per permeare anche le chiese cristiane». (Massimo L. Salvadori, la Repubblica 10 settembre 2005, p.15)
In conclusione «Il presupposto di un’etica laica è la libertà di pensiero, l’indipendenza spirituale, il rispetto delle differenze e la tolleranza » – si noti bene subordinata al rispetto – tutti aspetti fondanti del laicismo e poco presenti altrove. (Bertrand Delacourt, “Le Libre Penseur”, Losanna a. 28, marzo 2002, n. 112).
Se dunque c’è un qualche impedimento al «libero esercizio delle diverse Chiese e Confessioni», questo deve essere addebitato alle stesse Chiese e confessioni che proprio grazie alla tolleranza priva di rispetto, alla dipendenza spirituale e all’opposizione al libero pensiero sono da sempre le uniche fautrici di prevaricazioni, scontri e guerre sanguinose.
Ben venga dunque un tavolo dove le religioni parlano di pace, purché ciò avvenga davvero e non sia solo un tavolo di spartizione di privilegi a danno di chi non aderisce alle loro campagne confessionali di colonizzazione delle coscienze e della cosa pubblica.
Noi come UAAR ci muoviamo in una logica di rispetto, inclusione e piena adesione ai principi costituzionali. Ebbene è con questi presupposti che chiediamo al Comune di Firenze, ed alle altre istituzioni regionali, di mettere in atto quanto è in loro potere per stabilire regole di convivenza che siano rispettose delle molteplici visioni del mondo, indipendentemente dal fatto che siano o meno confessionali, così da garantire a tutti i cittadini di non dover sottostare a privilegi di parte come oggi avviene.
Baldo Conti, Coordinatore del Circolo UAAR di Firenze