Contestazione a Ruini: il parere di Scalfari

Ieri ‘Repubblica’ ha pubblicato un articolo di Edmondo Berselli dal titolo “Se si regala la Chiesa al polo”. Sosteneva Berselli:
A coloro che demonizzano Ruini come un reazionario andrà ricordato che proprio perché la Chiesa non è né di destra né di sinistra, è politicamente consegnare la gerarchia alla volontà di appropriazione della Cdl. […] Converrà anche che dentro l’Unione i temi più critici per la morale religiosa vengano trattati con serenità. Perché di fronte alla guerra di religione che la Cdl (a proposito, dove sono finiti tutti i laici del centrodestra?) tenta di scatenare, sarebbe un atto di stupidità importare questa guerra di religione dentro al proprio schieramento, dividendosi masochisticamente fra moderni e reazionari.
A Berselli, amico e confidente di lunga data di Romano Prodi, ha risposto direttamente il direttore Eugenio Scalfari, all’interno del suo editoriale domenicale:
Le recenti esternazioni del cardinal Ruini hanno provocato a Siena, in occasione d’un forum di parte al quale il presidente della Cei era intervenuto come ospite d’onore, chiassose contestazioni d’un gruppo di studenti favorevoli al “Pacs” (Patto di solidarietà per i conviventi non sposati). Il cardinale ha definito quelle contestazioni una “piacevole interruzione” dimostrando in quest’occasione una buona dose di umorismo di cui gli va dato merito. Non altrettanto umorismo ha visitato le menti di quanti, naturalmente del centrodestra ma anche del centrosinistra, si sono affrettati a biasimare i chiassosi studenti e hanno porto le loro (non richieste) scuse al cardinale. Dispiace che tra di essi ci sia stato anche Romano Prodi. Di che cosa si doveva scusare Prodi e tutto il centrosinistra con lui? Il cardinale fa il dover suo quando esprime l’opinione dei vescovi, confortata da quella del Papa, sulla dottrina della Chiesa, sull’etica, sulla famiglia, sulla catechesi, sulla liturgia. Invade invece terreno altrui quando prescrive i comportamenti specifici che non solo i cattolici e gli “uomini di buona volontà” dovrebbero assumere, ma anche le istituzioni dello Stato in occasioni politiche rilevanti: il modo di compilare le leggi, il modo di votare nei referendum, l’esercizio della giurisdizione. (Vedi a quest’ultimo proposito le critiche che Ruini ha rivolto alle intercettazioni giudiziarie disposte dalle procure italiane). Di invasioni di campo di questo genere è piena la recente biografia del presidente della Cei. Esse creano inevitabili reazioni non solo dei laici non credenti ma anche nel laicato cattolico più avvertito, che vorrebbe dai propri vescovi più religiosità e meno politica. Ne ha parlato esplicitamente Pietro Scoppola in un’intervista sul Sole 24 Ore che dovrebbe essere attentamente letta e meditata in Vaticano e in Laterano. Ruini dimentica troppo spesso, mi pare, la differenza profonda che passa tra una Chiesa libera da ogni vincolo e da ogni beneficio e una Chiesa concordataria come quella italiana. È ovvio che i preti e i vescovi abbiano piena libertà di parola ma non è vero che essi siano cittadini italiani come tutti gli altri. Essi godono di vari privilegi tutt’altro che marginali: celebrano matrimoni in qualità di ufficiali di stato civile, hanno insegnanti di religione nelle scuole pubbliche pagati dallo Stato ma scelti e revocabili da loro, ricevono un contributo dell’8 per mille sul reddito dichiarato dai contribuenti e calcolato con modalità che vanno assai oltre alla crocetta apposta dal singolo dichiarante sull’apposito spazio modulistico, ricevono ampio sostegno finanziario e urbanistico per le opere d’arte allocate nelle chiese. In compenso di questi e di molti altri benefici hanno accettato di lasciare interamente all’autorità civile l’organizzazione politica e legislativa della società, alla quale possono certo far giungere la loro parola d’orientamento ma non la loro precettistica e la loro casistica. Ai commentatori che suggeriscono di non regalare la Chiesa alla destra mi permetto di far osservare due cose: la Chiesa è pienamente capace di intendere e di volere; se va a destra è lei che lo decide e non qualcuno che gliela regala. E poi, la sinistra dovrebbe scegliere i propri temi e fare le proprie proposte solo dopo aver scrutato il sopracciglio di Ruini, di Sodano e di Fischella? Forse sarò ottocentesco ma questi ragionamenti non mi piacciono.

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