«I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente», si legge all’art. 18 della Costituzione italiana. Qualcuno potrebbe pensare che questo diritto attribuito ai cittadini, sia fonte di un divieto ad associarsi per chi non goda della cittadinanza italiana? «L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento» recita l’art. 33. Significa che altre forme di sapere sono vietate nella loro libera espressione? Qualcuno negherebbe che il diritto alla privacy o quello a non essere discriminati sulla base del proprio patrimonio genetico siano incostituzionali perchè non previsti? Certamente no. In questi giorni, invece, molti ripetono che una legge che dia riconoscimento giuridico a relazioni di coppia fuori dal matrimonio sarebbe incostituzionale. Eppure l’art. 29 della carta fondamentale riconosce i diritti della famiglia fondata sul matrimonio, non nega diritti alle altre forme di relazione affettiva. Già dal 1986 la Corte Costituzionale ha ribadito che una relazione di coppia stabile, anche se fuori dal matrimonio, ha una rilevanza costituzionale in quanto formazione sociale tutelata dall’art. 2, sollecitando il Parlamento a legiferare in questo senso. […] L’assenza di un riconoscimento giuridico pubblico spesso comporta la lesione della dignità sociale della coppia. Ne è testimonianza l’umiliazione denunciata da Adele Parrillo, compagna di una delle vittime di Nassiriya, esclusa da ogni programma di assistenza e dalle commemorazioni ufficiali. Senza l’iscrizione del Patto in un pubblico registro sarebbe precluso l’accesso alla pensione di reversibilità al compagno o alla compagna di una vita né sarebbe possibile prevedere un punteggio di ricongiungimento nelle graduatorie di trasferimento per i dipendenti pubblici. Le coppie di nazionalità mista sarebbero lasciate, com’è adesso, senza alcuna garanzia di poter portare avanti un progetto di vita in comune. Sarebbe ancora difficile la possibilità di esercitare alcuni diritti/doveri di base come l’astensione dall’obbligo di deporre in giudizio contro il partner, la successione nella titolarità di un contratto di locazione, la fruizione di un congedo parentale, la decisione ultima sulla salute del compagno. […] Non si contrapponga il varo di una legge sul Pacs ad un rilancio del welfare per le famiglie, che è terreno su cui chi oggi propone il nuovo istituto ha saputo dare i migliori risultati sia nel governo del Paese sia nei governi locali. Né ci si trinceri dietro l’argomento che si tratta di un tema che riguarda una minoranza di italiani. Senza scomodare Tocqueville e il rischio di una «tirannide della maggioranza», si rifletta sul fatto che i diritti fondamentali delle persone vanno tutelati al di là dei numeri. E se proprio allettano i numeri, si tenga conto anche di questi: 51,6% di italiani favorevoli al riconoscimento delle coppie gay e lesbiche nel giugno 2003 (Eurispes), 52% nel maggio 2005 (Eurisko). Quando si parla di libertà civili, come fu per il divorzio o per la legge sull’aborto, gli italiani sanno cosa rispondere.
L’articolo di Sergio Lo Giudice (presidente nazionale Arcigay) è stato pubblicato sul sito dell’Unità