La Chiesa italiana rilancia e va al contrattacco. Dopo la contestazione al cardinale Camillo Ruini per le sue posizioni su famiglia, gay e coppie di fatto durante un convegno a Siena, la Cei fa quadrato, rifiuta l’accusa di “ingerenza” e riafferma “il proprio diritto-dovere di intervenire su temi di grande rilevanza morale come la vita umana, la famiglia, la giustizia e la solidarietà “. A chiamare a raccolta ci pensa il segretario della Cei, monsignor Giuseppe Betori, specificando che i vescovi continueranno “a parlare serenamente, come ci chiede il Vangelo” senza lasciarsi intimidire”. E le parole saranno ancora quelle: no a forme giuridiche alternative al matrimonio, no ai Pacs, no all’estensione dei benefici destinati alla famiglie anche alle unioni di fatto. […] “Tali interventi della Chiesa – ha detto ancora Betori – non possono in alcun modo essere considerati un’indebita interferenza e tantomeno un’ingerenza nella vita del Paese, rappresentano piuttosto il costruttivo contributo del cattolicesimo al bene e allo sviluppo della nostra amata nazione”. E dopo l’autodifesa, l’affondo: i vescovi italiani ritengono che il dibattito sulle unioni di fatto rischi di “oscurare un’altra problematica che non riesce a decollare: mancano da decenni in Italia politiche per la famiglia fondata sul matrimonio” e ribadiscono attraverso le parole di Betori che è “inaccettabile” un riconoscimento giuridico delle unioni di fatto e che su questo tema il Consiglio permanente è stato “unanime” nell’apprezzamento delle posizioni di Ruini. […]
Fonte: Repubblica.it