La crociata delle gerarchie ecclesiastiche continua e ora viene direttamente preso di mira il mondo politico e l’atteggiamento riguardo alla legge sull’aborto. Il Sinodo dei Vescovi invita praticamente gli elettori a non votare i politici che non osteggiano l’interruzione volontaria di gravidanza. A introdurre il tema nel sinodo convocato martedì in Vaticano è uno dei più autorevoli esponenti dei dicasteri vaticani sotto il pontificato di Ratzinger, monsignor. William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, oltre che arcivescovo emerito di San Francisco.
Affrontando, durante l’ora delle discussioni libere, il rapporto tra eucaristia e morale, Levada ha toccato una delle questioni che hanno suscitato forti contrasti negli Stati Uniti, dove la Chiesa sostiene – lo ha ricordato lo stesso Levada – che «è peccato votare i candidati politici che ammettono leggi a favore dell’aborto». Chi vota questi candidati, in sostanza, non può avvicinarsi ai sacramenti, in particolare all’eucaristia, se non dopo aver reso confessione del proprio «peccato».
Questa presa di posizione, che certo rincuorerà in America la feroce antiabortista Harriet Miers, candidata in questi giorni da Bush alla Corte Suprema tra roventi critiche, entra in aperto contrasto con quanto dettato dall’Unione europea proprio sulla difesa delle donne da ogni violazione dei loro diritti in nome della religione, di qualsiasi religione». Questo è quanto afferma un rapporto approvato proprio martedì dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa che ha discusso e votato una relazione della popolare svizzera Rosmarie Zapfl-Helbling, secondo la quale i «diritti delle donne sono spesso limitati o ignorati in nome della religione». Il documento europeo impegna, pertanto, i 46 stati membri del Consiglio a «proteggere le donne contro le violazioni dei loro diritti in nome della religione ed a promuovere ed applicare completamente l’uguaglianza tra i sessi».
Fonte: Unità online