Non entra per ora in Lombardia la Ru 486, la pillola dell’aborto. Il Consiglio regionale ha bocciato l’ordine del giorno presentato dai Ds e con firme trasversali. Ed è contrario l’assessore alla Salute, il leghista Alessandro Cè: «Ci sono percorsi molto rigidi per le donne che vogliono interrompere la gravidanza, è bene che la scelta maturi attraverso un percorso consapevole, c’è il rischio che questa soluzione venga scambiata come un anticoncezionale». Proprio ieri il coordinamento dei radicali socialisti ha annunciato che un gruppo di medici del Niguarda hanno presentato alla direzione la richiesta di avviare una sperimentazione sulla pillola secondo il modello del Sant’Anna. Nell’ospedale torinese i test sulla Ru 486 riprenderanno il 7 novembre dopo la sospensione imposta a settembre dal ministero della Salute. Le donne verranno ricoverate per due notti e prenderanno le pasticche del ciclo (mifepristone più prostaglandine), controllate dai sanitari per due giorni e mezzo, quanto in genere dura il trattamento. Prima potevano andare a casa dopo aver preso il farmaco. […] Certo è che le iniziative di questo genere si stanno moltiplicando. A Pontedera già la prossima settimana la pillola potrebbe essere utilizzata ricorrendo a una procedura diversa da quella seguita dal Sant’Anna: la prescrizione individuale, per le singole pazienti. Il farmaco infatti, pur essendo diffuso in tutta Europa, tranne poche eccezioni, da noi non è mai stato registrato, ma la legge prevede che possa essere acquistato all’estero dietro specifica richiesta, con ricette individuali. Lo stesso avviene per altri prodotti non in vendita. Altre 4 Asl toscane aspettano che Pontedera inauguri il nuovo sistema per seguire a ruota l’esempio.
L’articolo di Margherita De Bac è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera