Signor Presidente, in previsione della discussione circa la mozione sull’esposizione del crocefisso in aula consiliare, come del resto la sua ostensione in qualunque altro luogo aperto al pubblico, in quanto UAAR (Unione Atei e Agnostici Razionalisti) vogliamo ribadire la nostra netta opposizione a che un qualunque simbolo di parte si arroghi un diritto di rappresentanza che non gli compete in un paese laico. Noi contiamo sulle posizioni da lei già espresse in difesa della laicità delle istituzioni in tempi di clericalismo sempre più invadente. Fra l’altro è bene ribadire che le nostre ormai ventennali battaglie mai sono state contro le religioni, ma sempre in difesa di quel che rimane di una Costituzione sempre più svilita. Nella fattispecie non esibire i crocefissi sui muri pubblici non è un atto sacrilego, bensì è rispettare «Tutti i cittadini hanno pari dignità…» con quel che segue dell’art. 3 della Costituzione. l’UAAR nacque proprio in seguito alla stipula del Nuovo Concordato, specialmente per le storture insite nella legislazione pattizia dell’85, ma purtroppo in questi 20’anni siamo sempre stati soli a denunciare con continuità la deriva sfociata in questa repubblica teocratica dove si sono concretizzati il “piano Gelli” e una seconda controriforma in uno Stato che non ha mai assistito ad una riforma. Oggi non c’è niente di più disatteso dell’uguaglianza fra i cittadini, tanto più in ambito di visione della vita. Vale solo una forma di “certificazione” che, all’insegna del dividi e impera, classifica il popolo italiano in virtù della propria appartenenza fideistica quasi fosse una graduatoria di qualità e di merito. In questa “repubblica delle banane” il bollino blu è per la Chiesa Cattolica Apostolica Romana beneficiata attraverso il Concordato dagli innumerevoli e spesso misconosciuti privilegi; seguono 6 confessioni “riconosciute” con un’Intesa che garantisce privilegi di secondo ordine; in questa classifica di (de)merito vengono poi altre 34 confessioni che attraverso il riconoscimento di personalità giuridica possono, come parenti poveri, spartirsi le briciole del “lauto pasto”. Infine, in attesa di specifici riconoscimenti, ecco tutte le altre le confessioni – in Italia il Cesnur ne ha identificate più di 600 – ammesse purché rispettino il buon costume e comunque anch’esse legittimamente questuanti. E poi, ultimi, calcisticamente di una serie E che nemmeno esiste e dunque esclusi da ogni riconoscimento, quei cittadini della Costituzione che hanno pari dignità! Ma pari a cosa signor Presidente? Pari ad un suddito senza voce che ha solo l’obbligo – nemmeno il dovere in cambio del quale potrebbe rivendicare dei diritti – di “pagare”. Pagare in termini etici, culturali nonché meramente in denaro. Non crediamo che sia necessario entrare nei dettagli, ma le prevaricazioni verso la scuola pubblica e gli insegnanti statali, le prebende agli oratori, l’ingerenza nella PMA, l’ostruzione ai Pacs, tanto per citare solo qualcuna delle tante “perle”, son dello stessa natura della recente ruberia dell’ICI ai danni di noi sudditi. Già, perché non pagheremmo solo quei 5-6.000 miliardi di vecchie lire (ci son 10 anni di arretrati che la cosiddetta “interpretazione autentica” si è dimenticata di aggirare), ma se mai dovesse attuarsi dovremmo solo sperare che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato intervenga per contenere lo sconvolgimento dell’economia che si riverserebbe sul nostro quotidiano di cittadini. E siamo tanti Signor Presidente: dall’11% per il Cesnur al 16,6 % secondo il “Rapporto 2005 sulla Libertà Religiosa nel Mondo” (ACS – Aiuto alla Chiesa che Soffre). Dunque milioni di italiani costretti a non avere voce e a subire le ingerenze clericali. Ebbene, Signor Presidente, confidiamo in lei affinché l’ostensione nei luoghi pubblici dei crocefissi non legittimi le violenze inferte alla Costituzione e i pregiudizi di sesso, razza e religione da cui scaturiscono i privilegi strappati a spese dei “cittadini che hanno pari dignità”. Formulandole un augurio di buon lavoro, dichiariamo ancora una volta la nostra incondizionata disponibilità ad attuare e difendere i valori di laicità della nostra Costituzione.
Circolo UAAR di Firenze