«Perché alla Camera la targa di Wojtyla?»

Nel ricordo della visita di Giovanni Paolo II alla Camera, il 14 novembre del 2002, al cospetto del presidente Ciampi, del presidente della Cei Ruini e di altre autorità delle istituzioni italiane e della Santa Sede, il presidente Pier Ferdinando Casini ha ieri scoperto una targa commemorativa nell’aula di Montecitorio. Si tratta di una tavola in legno di una quarantina di centimetri per sessanta fissata sul lato destro dell’emiciclo, sopra i banchi di An. Il fondo della targa è scuro e le lettere in oro. “Sua Santità Giovanni Paolo II – recita il testo – invocata la benedizione divina sull’amata Italia, fece auspicio di nuovi e fecondi traguardi di giustizia e di pace, nel solco dei valori di civiltà della nazione, per un’umanità senza confini”. Nel momento cruciale della cerimonia, caduto il velo che la celava agli sguardi, gli illustri partecipanti, tra cui cardinali e sottosegretari, si sono raccolti in un attimo di silenzio. Poi l’applauso. Ora, apporre una nuova insegna nell’aula di un Parlamento non è cosa del tutto scontata. […] Il punto vero è la decisione di ricordare, tra i tanti che sono venuti, proprio un Papa; e a rendere il tutto ancora più controverso, sia pure a livello di sospetti, mugugni e malignità, appare il momento scelto. La risposta dei laici, per ora, ha trovato voce solo nella Velina Rossa del giornalista Pasquale Laurito, che si dichiara cattolico praticante, ma anche per questo, forse, dopo aver invocato il rispetto che si deve al grande Papa, giudica l’iniziativa “fuori da ogni logica”. E dunque sostiene, con il plurale maiestatis: “Ci hanno spiegato che l’aula del Parlamento raccoglie tutte le culture del paese. La targa poteva essere posta in un altro luogo del Palazzo, ma non nell’aula”. Scrive poi, con la dovuta malizia, che almeno due vicepresidenti della Camera non sapevano nulla della targa. Al che in serata, “ambienti della Camera” (ossia vicini al presidente Casini), hanno puntualizzato che la decisione è stata presa dall’Ufficio di Presidenza nella riunione del 27 aprile scorso. Ma anche qui si capirà come la questione vada un po’ oltre chi ha fatto la scelta, e quando. Il Parlamento è una istituzione laica che accomuna cattolici, credenti di altre religioni e non-credenti. Ma ai vertici della Camera e del Senato, questa laicità pare oggi ad alcuni piuttosto tenue, o scolorita, o indebolita, insomma Casini e Pera non mancano di mostrare una particolare attenzione alla Chiesa, ai cardinali, ai temi religiosi anche minuti, meglio se di graziosa presa – divertente la competizione tra i presepi presidenziali fra i due palazzi – e di pronto effetto. […] Ma targa o non targa, l’impressione è piuttosto quella di un Parlamento che non solo ha perso il suo ancoraggio, ma va cercandolo, disperatamente, là dove ancora non si capisce tanto bene. E allora scopre lapidi e papi, fede e valori, simboli ed energie, ma al dunque non riesce più ad accendere la fantasia e a scaldare i cuori dei cittadini. Un’istituzione che ha sempre meno autorità, cultura e coscienza di sé. E le chiede in prestito, e se le appende al muro.
L’articolo di Filippo Ceccarelli è stato pubblicato sul sito di Repubblica

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