“La comunità cristiana è una realtà di persone con le proprie regole, un corpo vivente che, in Gesù, è nel mondo per testimoniare la forza del Vangelo. Si tratta, quindi, di un insieme di fratelli e sorelle che non hanno obiettivi di potere o di interesse egoistico, ma vivono nella gioia la carità di Dio, che è Amore. In tale contesto, lo Stato non dovrebbe avere difficoltà a riconoscere nella Chiesa una controparte che non reca alcun pregiudizio alle sue funzioni a servizio dei cittadini”. Lo ha affermato Benedetto XVI incontrando questa mattina i vescovi della Conferenza episcopale della Repubblica Ceca, ricevuti in questi giorni, in separate udienze, in occasione della visita “ad Limina Apostolorum”. “La Chiesa – ha aggiunto il Papa – sviluppa la sua azione nell’ambito religioso, per consentire ai credenti di esprimere la loro fede, senza tuttavia invadere la sfera di competenza dell’autorità civile. Con il suo impegno apostolico e poi con il suo contributo caritativo, sanitario e scolastico essa promuove il progresso della società in un clima di grande libertà religiosa. Com’è noto, la Chiesa non cerca privilegi ma solo di poter svolgere la sua missione. Quando ad essa viene riconosciuto questo diritto, in realtà è l’intera società che ne trae vantaggio”.
Fonte: Servizio Informazione Religiosa
Per capire la politica vaticana nei confronti del nostro paese bisogna talvolta leggersi cosa sostiene il papa nei confronti di altre nazioni. La Repubblica Ceca ha due caratteristiche: non c’è un concordato e la maggioranza della popolazione non appartiene ad alcuna chiesa. Il papa, chiedendo anche in questo contesto un riconoscimento, non fa che confermare come la pervasività dell’intervento ecclesiale non si arresti di fronte a nessun contesto, neppure davanti a quelli diametralmente opposti a quello italiano. Anche nella Repubblica Ceca, la richiesta di “poter svolgere la sua missione” finisce per diventare una richiesta di privilegi. Al di là di quanto sostiene, consapevolmente o no, Benedetto XVI.