È stata scritta, in un’aula-ghetto allestita “senza crocifisso” e destinata appositamente ad uno “sporco” imputato non cattolico, una delle pagine più epiche della Giustizia italiana, perché si è finalmente inflitta una giusta ed esemplare condanna a chi, pretendendo di affiancare al sacro simbolo del crocifisso i propri falsi simboli, ha manifestato con sconfinata arroganza l’assurda pretesa di godere degli stessi diritti e della stessa dignità che la Repubblica Pontificia italiana accorda, giustamente, alla sola superiore razza dei Cattolici.
Plaudo alla totale prevaricazione del mio diritto di difesa e all’imposizione del termine preventivo di “due minuti”, che mi è stato benevolmente concesso dal GUP-Presidente del collegio per formulare ed illustrare le mie richieste. Mi rammarico pubblicamente con la Stampa per la limitazione del Suo diritto di cronaca e di ripresa audiovisiva, che ha impedito la documentazione della celebrazione del dibattimento nell’interesse della collettività e a garanzia della trasparenza della Giustizia. Spero che la mia sentenza di condanna -contro la quale ricorrerò- sia l’inizio di un incendio che risvegli le coscienze dei sudditi italiani che non intendono più tollerare l’emarginazione e la discriminazione che parte dei Cattolici attua ai danni degli atei, degli agnostici, degli ebrei, degli islamici, dei buddisti, degli evangelisti, dei valdesi, dei testimoni di Geova e di tutti coloro che si identificano in religioni diverse dalla loro.
Spero che i 40 giorni per il deposito della motivazione della condanna siano sufficienti per giustificare la violazione dell’art. 9 della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo, che sancisce che “ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione: questo diritto importa la libertà di cambiare religione o pensiero, come anche la libertà di manifestare la propria religone o il proprio pensiero individualmente o collettivamente, in pubblico o in
privato, per mezzo del culto, dell’insegnamento, di pratiche e compimento di riti”. Ringrazio tutti coloro che si sono sobbarcati i disagi e le spese di un viaggio per assistere alla celebrazione di questo cristallino processo che, spero, resterà impresso nella loro memoria. Ringrazio i deputati Enrico Buemi e Marco Pannella per l’appoggio morale e per la stima che mi hanno dimostrato con la loro presenza fisica a L’Aquila. Ringrazio infine il Dio dei Cattolici per avere offerto a mia moglie e a me l’opportunità di conoscere Marco Pannella e di stringere la “zampa” di questo leone radicale che è riuscito, contro la volontà della maggior parte degli italiani, a rendere più libera e più dignitosa l’esistenza di tutti gli italiani.
Luigi Tosti