La Cgil scuola non molla e, anzi, presenterà ricorso al Tar contro il decreto 276 di riforma delle superiori, in cui l’insegnamento della religione cattolica appare nel monte ore annuale obbligatorio. L’anno scorso d’altronde appoggiò un’analoga iniziativa dell’associazione «La scuola della Repubblica» relativa al decreto sulle scuole elementari e medie che, se possibile, è ancora più esplicito di quello sulle superiori. Insomma, le rassicurazioni dispensate dal ministero dell’istruzione («tutto rimane come prima») hanno convinto solo la politica parlamentare che ieri ha attentamente snobbato la questione. Il sindacato, invece, in un documento controbatte punto per punto alle rassicurazioni inviate dal ministero. «Poiché la frequenza è obbligatoria solo per chi la sceglie – scrive la Cgil – essa dovrebbe essere collocata tra le attività ed insegnamenti facoltativi, come previsto al comma 2 dell’articolo 3. Inserirla invece tra gli insegnamenti obbligatori significa tornare indietro di venti anni, quando lo studente poteva chiedere la dispensa». Che le cose si stiano mettendo in questo modo, lo si può capire anche dallo stesso comunicato di chiarimento di Viale Trastevere. Dal ministero spiegano infatti che chi non sceglie la religione cattolica si trova nella stessa situazione di chi chiede l’esonero per «scienze motorie e sportive». Ma quella che una volta si chiamava educazione fisica è, appunto, un insegnamento obbligatorio, tanto che lo studente può essere esonerato esclusivamente dall’attività motoria e non dall’intera lezione che dovrebbe riguardare anche «contenuti teorici e culturali». Insomma, come tutti sanno, se lo studente salta l’ora di educazione fisica viene registrato come «assente». Il punto sta proprio qui: la riforma Moratti prevede che per aspirare alla promozione si dovrà frequentare il 75% delle ore previste dal piano di studio. Obbligo quindi di seguire una materia alternativa, ma addio, alle uscite un’ora prima quando c’è religione, o a quell’ora in più dedicata al sonno. Come è noto, proprio la possibilità di ridurre l’orario di presenza a scuola è uno dei tarli che rende l’ora di religione poco accattivante, soprattutto alle scuole superiori. Non ci vuole molto a capire che è proprio lì che il Vaticano vorrebbe intervenire, trovando il modo per obbligare gli studenti alla frequenza. D’altronde il ministero ha appena assunto circa 13 mila insegnanti di religione, e nel 2006 si appresta ad assumerne altri 3 mila. Bisognerà pur trovargli lavoro. […]
L’articolo di Cinzia Gubbini è stato pubblicato sul sito del Manifesto