La vicenda dei fratelli Moretti con la loro autodenuncia per aver disperso le ceneri della loro mamma senza autorizzazione, riferita ampiamente dalla stampa (la Repubblica, 20 XI 2005), riporta in primo piano ciò che da anni l’UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) si trova a riproporre ad Istituzioni incapaci di ascolto: la necessità di garantire a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro visione della vita, un uguale trattamento. Se può essere oggetto di opinioni contrastanti ciò che riguarda taluni temi che sottintendono privilegi, diventa però odiosamente doloroso quando si tratta di difendere l’autonomia delle scelte individuali durante il percorso dalla culla alla bara allorché ci si imbatte nell’ottusità che si fa scudo del burocraticismo. E ciò che è accaduto ai fratelli Moretti è, ahimè, esemplare. Chi non voleva continuare ad ingombrare questo mondo anche da morto portando via spazio ai vivi, chi dopo una vita “pesante” voleva, almeno da morto, essere “leggero”, chi non voleva lasciare in eredità ad inconsapevoli posteri la crudele “spada di Damocle” dell’esumazione dei resti dei propri cari, aveva disponibile un’opzione d’eccellenza: la cremazione. Ed una volta tanto anche la chiesa cattolica aveva fatto buon viso, abolendo fin dal 1963 la scomunica verso chi sceglieva questa soluzione. Del resto, se una volta per noi non credenti la cremazione era l’unico “sbattezzo” possibile, oggi, al di là di ogni altra valutazione individuale, si configura come un atto di grande civiltà e di rispetto per chi rimane. Basta pensare che in tempi di sovraffollamento e di cementificazione dilagante, quindi di mancanza di “spazio umano”, anche una tomba è spazio rubato ai vivi. Ebbene 50 urne valgono una bara. E senza inquinare. Ovvio quindi che è fondamentale valorizzare la cremazione più o meno come si fa con la donazione degli organi: in entrambi i casi invece di disperdere un patrimonio, lo si socializza. Per questa ragione, almeno fino ad ieri, la maggior parte dei comuni la incentivava offrendola gratis o a prezzi simbolici ai propri residenti. Del resto l’Istituzione comunale era la prima beneficiaria, venendo alleggerita dalla continua ricerca di spazi cimiteriali ogni giorno più carenti. Se poi non bastava prendere poco posto da morti, ma si rinunciava anche a quel briciolo di ingombro dell’urna, la legge finalmente approvata ci consentiva di sparire e confonderci col mondo. Ed anche in questo caso, per comprendere l’importanza della scelta, non è necessario riferirsi a valori ideologici o culturali: è sempre sufficiente il suo significato “socialmente utile”. E siamo all’oggi quando, pur in presenza della legislazione tanto attesa, i fratelli Moretti dimostrano la difficoltà, anzi l’impossibilità, di disperdere le ceneri nel rispetto delle regole. Perché ciò accade? Perché in molti comuni toscani così come anche a Firenze si fa ostruzionismo con la illegale richiesta di un testamento non previsto dalla normativa? Le risposte possono essere molteplici, ma tutte comunque inquietanti. La più “semplice” è l’ignoranza di chi è preposto a fornire la relativa autorizzazione, ma non per questo è meno grave in quanto mette in discussione e squalifica l’Istituzione comunale che è la prima responsabile dell’operato dei propri funzionari. Un’amminstrazione è “buona” solo se è capace di selezionare, prepare e valorizzare i propri collaboratori. C’è anche da ipotizzare che chi gestisce il lucroso mercato del “caro estinto” sia poco incline a vedersi volar via di mano, è proprio il caso di dirlo, l’estremo saluto con un semplice rito officiabile in forma esclusivamente privata. Ovvio che non si può nemmeno escludere il disconoscimento da parte degli stessi cattolici del placet vaticano del ’63, specie in questi tempi sempre più oscurantisti “illuminati” dalle recenti reprimende clericali circa la cremazione e la dispersioni delle ceneri. Non ultimo, anche se squallidamente micragnoso, è il fatto che in assenza di autorizzazione alla dispersione, chi non può o non se la sente di tenere l’urna in casa, è costretto a pagare la “sosta” ad un parcheggiatore in questo caso veramente abusivo! Comunque sia, in presenza di una legislazione che l’autorizza, oggi si ha il diritto di poter disperdere le ceneri dei propri cari senza dover sottostare a capestri di alcun tipo. Questo domandavano i fratelli Moretti e questo noi rivendichiamo per tutti i cittadini che aspirano ad una tale conclusione. Perciò L’UAAR chiede a tutti i gruppi consiliari che il Consiglio comunale prenda in considerazione la vicenda, faccia chiarezza sull’accaduto e, una volta per tutte, metta i cittadini in condizione di poter eseguire le volontà dei propri congiunti senza ostruzioni di sorta.
Il Circolo UAAR di Firenze
L’autodenuncia dei fratelli Moretti è disponibile sul nostro sito nella sezione Documenti