L’ex Presidente della Corte Costituzionale Gustavo Zagrebelsky è intervenuto oggi su ‘Repubblica’ a proposito delle continue interferenze dei vescovi sulla vita politica italiana. Scrive tra l’altro il giurista:
Vorrei riuscire a esprimere nel modo più chiaro un discorso complesso che potrebbe sintetizzarsi nelle proposizioni seguenti: il Concordato presuppone una doppia convergente “disposizione costituzionale” delle due parti contraenti, lo Stato e la Chiesa; questa disposizione consiste, per lo Stato, nel principio di laicità contenuto nella sua Costituzione e, per la Chiesa, nella distinzione tra religione e politica proclamata dal Concilio Vaticano II; questo duplice presupposto si sta dissolvendo e, con esso, sta franando la base di legittimità del Concordato stesso. Onde, il pericolo di rinnovate storiche divisioni e di grave nocumento per tutti. […] Si tratta davvero solo di illuminare cristianamente la società o non piuttosto di inquinare clericalmente la politica?
Anche sul versante statale, dunque, quell´«aver presenti i principi costituzionali» che apre il preambolo del Concordato pare assai svuotato. Ma questo svuotamento cospira con quello dei principi conciliari che riguarda la Chiesa. Vanno nella stessa direzione, non si creano frizioni. Ognuno ci trova un proprio misero vantaggio. Così si spiega perché nessuna delle due parti ha mai posto problemi di rispetto del Concordato. Anzi, più ci si allontana dallo spirito, più si fa a gara nel lodare la propria e l´altrui fedeltà concordataria, la propria e altrui “sana” concezione della laicità. Con quest´aggettivazione (la “sana” laicità, la “vera” libertà, la “autentica” democrazia, ecc.), non si contribuisce al dialogo e alla comprensione, poiché ci si fa giudici in causa propria e si squalifica l´interlocutore, come portatore di idee “insane”, “false”, “contraffatte”. Ma le difficoltà si imporranno da sé e non sarà con gli aggettivi che le si risolverà. Non è facile dire quanto questa sospetta concordia potrà durare indisturbata; fino a quando si potranno alzare le spalle dicendo: sono polemiche d´altri tempi, “ottocentesche”. Tra molti credenti e molti non credenti, per ragioni sia di fede sia di democrazia, cresce l´insofferenza, nella stessa misura in cui crescono i privilegi della Chiesa cattolica – quei privilegi cui essa si è dichiarata disposta a rinunciare quando facessero scandalo (e sarebbe il caso di riconoscere che effettivamente fanno scandalo) – e cresce la corsa all´investitura ecclesiastica del nostro ceto politico. Non fosse altro che per prudenza, sarebbe un errore non tenerne conto.