[…] L’incontro con chi la pensa in modo differente dal mio o ha bisogni diversi dai miei diventa impossibile e minaccioso, se tra me e l’altro non pre-esiste una cornice comune di valori che hanno il proprio fondamento non solo nelle leggi, nelle costituzioni, nella politica, ma essenzialmente nella cultura e nella religione. Ma la cornice deve fondarsi su valori non prevaricatori da parte di una maggioranza o una religione. […] Chi mitizza la cornice vede in essa qualcosa di eternamente statico, fondato esclusivamente sul vocabolario ultimo di Dio (o meglio: sull’idea che ci si fa del vocabolario ultimo di Dio). Per costoro, cultura e religione prevalgono su costituzioni e leggi, come cemento destinato a tenere assieme gli individui, gli Stati, e quell’insieme di nazioni che hanno deciso di fondare un’unità superiore come accade nell’Unione europea. […] È così che le correnti dell’ortodossia radicale cristiana (gli evangelicali da cui sono scaturiti i theo-con) hanno preso il potere negli Stati Uniti, stringendo un’alleanza con Bush e lanciandosi con lui in una guerra mondiale tra culture. Lo stesso accade ultimamente in alcuni paesi dell’Unione europea, specie in Italia e Polonia. In ambedue i casi siamo di fronte a una variante dei fondamentalismi musulmani e anche ebraici. Una variante meno violenta ma che alla lunga può avere effetti nefasti, sulle religiosità individuali e sulla Chiesa stessa. Una variante che s’esprime in forme d’incontinenza patologica, a giudicare dalla sistematicità con cui la religione viene mescolata alla cosa pubblica. I promotori della cornice prevaricatrice sono in Italia parti importanti del clero, a cominciare dalla Conferenza episcopale e dal suo presidente Ruini. In Polonia è la maggioranza politica guidata dai fratelli Kaczynski a esigere che l’Unione europea accetti l’incontinenza cattolica polacca come comune e uniforme tavola delle leggi. […] L’esasperata ansia di rendere la Chiesa politicamente visibile rivela una condizione di sfinimento, di non-autosufficienza. La Chiesa come la vede Ruini non si sente abbastanza profetica, e per questo si erge a Chiesa del potere quasi senza accorgersi che nello stesso momento in cui ha l’impressione di ergersi, si degrada. È una Chiesa che non riesce a evangelizzare, che cerca le stampelle nei palazzi politici e che si trasforma in lobby, assetata di esenzioni fiscali e privilegi come altre lobby. È una Chiesa che riduce la religione all’etica, ma che nelle stesse battaglie morali si mostra oscuramente selettiva. […] La difesa della cultura religiosa rischia di non differenziarsi molto, in simili casi, dalla difesa di un’etnia. Anche questa difficoltà di accettare l’Europa laica e plurale, da parte di alcuni frammenti del cattolicesimo, è un problema per la Chiesa tutta intera. Il pericolo che essa corre è l’affievolirsi delle fedi, l’emergere di un anticlericalismo vero, lo spreco di un patrimonio universalista impareggiabile, e lo stesso vocabolario ultimo delle Sacre Scritture.
L’editoriale di Barbara Spinelli è stato pubblicato sul sito de La Stampa