Aids, la chiesa si divide sul preservativo

Sono circa 40 milioni nel mondo le persone colpite dall’Aids. Una malattia che solo quest’anno ha fatto tre milioni di vittime, tra cui molti bambini. Di fronte a una pandemia che continua a uccidere, la Giornata mondiale contro l’Hiv/Aids, in programma oggi con manifestazioni in tutto il pianeta, è un’occasione per formulare bilanci e avanzare proposte. Il dibattito coinvolge non solo ong e istituzioni, ma anche la chiesa cattolica e i suoi fedeli. La posizione della chiesa, di fronte alla minaccia posta dall’Aids, soprattutto in Africa, non è più inflessibile come un tempo. Qualche mese fa, un importante segnale di apertura è arrivato addirittura dal cardinale Georges Cottier, teologo ufficiale della casa pontificia, che ha ammesso in casi speciali l’uso del preservativo. Ma numerose voci si levano anche dai religiosi impegnati sul campo, in particolare da parte dei missionari attivi in Africa, che chiedono deroghe al rigido divieto di utilizzare il preservativo. Le richieste si fondano sul principio del male minore, che impone di tutelare in primis la vita umana. L’Africa rappresenta in effetti un caso a sé stante: nella regione subsahariana vive il 10% della popolazione mondiale, ma i sieropositivi sono ben 26 milioni, cioè il 60% del totale. La posizione ufficiale della chiesa rimane tuttavia la stessa: le migliori armi per impedire la diffusione dell’Aids sono la castità e la fedeltà. […]
L’articolo di Gabriele Carchella è stato pubblicato sul sito del Manifesto

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