Troppi silenzi. Sono le preoccupazioni di Bartolomeo Sorge il quale non disarma la speranza: «C’è una frase bellissima di Paolo VI: oggi la gente non crede più alle parole. All’origine della grande crisi è proprio la non credibilità delle promesse. La gente vuole ascoltare solo testimoni perché chi non parla con la propria vita parla a vuoto». Sorge è il gesuita che ha attraversato trent’anni di storia italiana con analisi puntuali, mai reticenti, spesso controcorrente, nessun peccato di ambiguità. È stato direttore di Civiltà Cattolica a Roma per 12 anni; dal ‘85 al ‘96 superiore e direttore del Centro Studi Sociali dei gesuiti di Palermo dove ha fondato l’istituto di formazione politica Pedro Arrupe dove tuttora insegna dottrina sociale della Chiesa. […]
D. Da qualche mese i vescovi parlano, e parlano tanto. Parlano per affrontare gli argomenti sui quali Sorge si augurava intervenissero?
R. «La mia preoccupazione era, ed è, che, al di là degli interventi sui problemi particolari, i nostri vescovi esprimano una valutazione etico e religiosa sui problemi di fondo della difficile transizione del paese. Sulla grave emergenza democratica (non basta dire che la devolution recentemente varata è poco solidale); sull’implicazione della laicità (riconoscendo anche di fatto ai fedeli laici la loro responsabilità ed evitando anche solo la apparenza di cercare il favore dei potenti di turno). E sulle due principali culture politiche che si confrontano in Italia, non basta dire che sono entrambe legittime perché democratiche; ai fedeli e ai laici preme sapere qual’è più conforme alla Dottrina sociale della Chiesa: quella liberale o quella sociale e popolare?».
D. Parlano anche i politici: all’improvviso cristianesimo e Stato hanno l’aria di marciare a braccetto verso le elezioni. È un cammino democraticamente corretto?
R. «Non solo sono perplesso, ma contrariato dalla ostentazione con cui, da qualche tempo, da una parte e dall’altra, si moltiplicano gli ‘incontri cordiali’ tra leader politici e autorità religiose. Da un lato, mi fa piacere sapere che il mondo laico oggi riconosce l’importanza sociale della religione. Lo sostiene ufficialmente perfino l’articolo 52 del trattato costituzionale europeo. D’altro lato vedo il pericolo gravissimo di vicendevoli strumentalizzazione sia da parte dello Stato, sia da parte della Chiesa. Anche per questo, i frequenti inviti ufficiali a tenere lezioni e prolusioni, rivolti da istituzioni ecclesiastiche o da movimenti cattolici a vertici istituzionali o a rappresentanti di partito (tutti di una medesima tendenza politica) può dare l’impressione che si stia instaurando in Italia un neo-collateralismo mascherato».
L’intervista a padre Sorge è stata pubblicata sul sito dell’Unità