Debutto mondiale, ieri a Londra, per il nuovo kolossal Disney, ‘Narnia’. La storia racconta di quattro fratellini catapultati nel regno del leone buono Aslan, e chiamati a combattere una strega cattiva. Il film è diventato un manifesto della cristianità: secondo Tom Allen, portavoce di Catholic Outreach, il film permette di “mettersi al servizio del Vangelo, perché il film ci dà l’essenza del Vangelo in modo che tutti possano capirlo”. Che il messaggio evangelico ora passi attraverso fauni e unicorni lascia un po’ perplessi i non credenti. Ma non Famiglia Cristiana, che copre il film di lodi sperticate:
Appassionante come Il signore degli anelli, affascinante come La storia infinita. Ma qui la lotta tra Bene e Male è di ispirazione cristiana. E apre alla speranza nel futuro. […] Proprio il carismatico leone Aslan è il personaggio che segna di cristianità la fantastica avventura, avendo la sua vicenda molti paralleli con le sofferenze e il sacrificio di Gesù.
Va detto che Famiglia Cristiana ha sottoscritto un accordo commerciale con la stessa Disney:
La settimana prossima, tra le pagine del giornale, sarà inserita la Disney Family Card, una cartolina che, consegnata alla cassa delle sale cinematografiche aderenti all’iniziativa (che espongono la locandina), darà diritto alle famiglie di quattro persone di ottenere un biglietto gratuito per l’ingresso di un bambino fino a 12 anni compiuti.
La recensione e l’offerta speciale sono state pubblicate sul sito di Famiglia Cristiana
Una voce critica è quella di Polly Toynbee:
Il film rappresenta ciò che c’è di più odioso nella religione: Aslan è l’emblema di tutto ciò che un ateo obietta alla religione. Senza un Aslan, non rimane nessuno, tranne noi stessi, a soffrire per i nostri peccati, nessuno a redimerci: siamo dunque costretti a risolvere da soli le nostre dispute. Non abbiamo bisogno di libri guida sacri, ma solo di una vera bussola morale umana. Ognuno di noi ha bisogno di immaginarsi poeticamente fantasmi, spiriti, meraviglie, ma possiamo farlo anche senza un Aslan.
L’editoriale di Polly Toynbee (in inglese) è stato pubblicato sul sito del Guardian