Un articolo di Domenico Quirco, pubblicato oggi su ‘La Stampa’, riporta alcune dichiarazioni di Sylvie Brunel, fino al 2002 presidente di ‘Action contre la faim’, a proposito della trasformazione del ‘charity businnes’ in proselitismo religioso:
«L’aiuto è diventato umanitario e quindi si avvicina al religioso, non si vuole dare una soluzione politica, ma salvare una vita. È così che si tende a subordinare l’azione di aiutare popolazioni in crisi alla conversione, si chiede di adottare credenze religiose che non sono necessariamente quelle delle vittime. Non è una novità, esisteva già nell’Ottocento ma sta dilagando. Il fattore umanitario è diventato un mezzo come un altro di propaganda religiosa. Esempi? Tanti. Nel Sudan: nel Nord, attorno a Khartoum, Ong musulmane fanno dipendere il loro aiuto alla conversione all’Islam,’ e nel Sud altre organizzazioni religiose evangeliste domandano a quelli che ricevono un aiuto che si comportino da buoni cristiani. Non è un caso che il presidente venezuelano Chavez abbia proibito a nuove Ong di lavorare presso gli indios, perché non vuole che facciano del proselitismo. Paradossalmente i cattolici che sono stati i primi conquistatori sono oggi quelli che distribuiscono l’aiuto in modo più ecumenico, sono largamente battuti in tema di proselitismo dagli islamici, dagli evangelisti, ma anche dai buddisti e dagli ebrei».