«In un mondo in cui si esalta la multiculturalità, tanti sono i messaggi che non soltanto hanno il diritto di esistere e di esprimersi ma anche sono portatori di momenti di riflessione.»
Non si comprende se con queste parole il vice sindaco Matulli ritenga di aver chiuso la questione della presenza del crocefisso negli edifici pubblici all’insegna del “relativismo cerchiobottista” oppure abbia aperto all’ostensione di ogni altro possibile simbolo secondo quel “relativismo cristiano” rivendicato come frutto di una cultura di rispetto e di carità. È certo però che questa “non decisione” di lasciare le cose così come stanno, secondo un preteso ecumenismo rispettoso, poggia sulle basi incerte e nebulose dell’appropriazione indebita. Infatti vicesindaco e suoi sostenitori non si limitano ad omologare il cattolicesimo al cristianesimo confondendo religione con confessione, ma anche la croce al crocefisso. E queste sono appunto appropriazioni indebite: le confessioni cristiane sono centinaia: la maggior parte si identificano nella croce, poche nel crocefisso, alcune in nessuno dei due. Quando poi si legge in altri comunicati che «Sembra quasi che per andare avanti ci dimentichiamo di quello che siamo e siamo stati» viene da domandarsi quanto sia consapevole l’affermazione che «Siamo di fronte a un problema culturale, non politico…». Infatti, se dobbiamo proprio far leva sulla cultura e sulla memoria, perché mai dovremmo fermarci ad un anno zero imposto da un solo credo e non tornare più indietro. Forse noi toscani non abbiamo radici etrusche o villanoviane? E perché mai non dovremmo risalire ancora più indietro alla Grande Madre, alla Matrona di Efeso, la prima dea in assoluto per tutte le civiltà e così tanto radicata nell’immaginario collettivo che fu necessario indire appositamente un concilio nel 449 proprio a Efeso per “convertirla” nella Madre di Dio? Ed invece, vicesindaco Matulli, l’ostensione del crocefisso è stata trasformata in un problema politico proprio da chi lo usa per mascherare e difendere i privilegi acquisiti. Dietro quel simbolo invocato come «l’emblema dell’unione e della fraternità» si celano i dictat confessionali capaci di accettare che un pesce rosso “faccia famiglia”, potendo comparire sul 730 per le sue spese “mediche”, ma negando dignità di persona a coloro che sono uniti da amore e da reciprocità fuori dal precetto del matrimonio. Ci sono le preclusioni alla libertà di scelta negli ambiti privati della procreazione e della morte. C’è l’equiparazione del peccato al reato. Ci soni i continui spregi alla laicità della nostra Costituzione. Dietro quel simbolo si nasconde la rapacità dell’8×1000 che assorbe in modo surrettizio non solo l’85% di quanto non gli competerebbe secondo le scelte del 35% dei contribuenti, ma anche più del 50% di quel che spetta di diritto allo Stato; c’è l’iniqua distribuzione dell’8×100 derivante dagli oneri di urbanizzazione secondaria che anche in questo caso vanno per quasi il 75% alle confessioni e ora c’è anche la vergogna dell’ICI che ci costerà, solo qui a Firenze, fra i 600.000 e gli 800.000 euro. Ma non è tutto. C’è l’impossibilità di dare l’ultimo saluto ai propri cari in luoghi convenienti, ci sono le difficoltà a cremarne le spoglie e spargerne le ceneri, c’è l’incapacità di accogliere con affetto i nuovi nati se non col burocraticismo dell’ufficio anagrafe. C’è la difesa di un mercato dalla culla alla bara ostaggio di un cattolicismo abitudinario, ma certamente né rispettoso né, tanto meno, caritatevole. E quanto questo sia vero lo dimostra il fatto che a difesa del crocefisso nei luoghi pubblici ci sono ancora oggi le stesse normative fasciste che hanno avviato il commercio elettoralistico dei privilegi. Una contiguità autocratica che si perpetua con l’imposizione e la discriminazione. Dunque, vicesindaco Matulli, questo è un problema politico nel senso più basso e più gretto e la sua decisione di lasciare tutto come sta rispecchia l’acquiescenza, ahimé qui ha ragione, alla politica curiale. Comunque è un vizio antico. Scriveva nel 1887 il libero pensatore Federico Swift: «Bisogna infatti convenire che il partito pretino ha saputo imporsi, sia per la convenienza dei moderati, sia diciamolo per amor del vero, anche per colpa di certi progressisti, i quali pur di fare una guerra ai moderati votarono per i clericali».
Il Circolo UAAR di Firenze