Pera contro i matrimoni gay

Il presidente del Senato, Marcello Pera, intervenendo al convegno Il dovere dell’identità organizzato dalla Fondazione Magna Carta, ha affermato che «il matrimonio eterosessuale rispecchia un ordine morale e deve essere tutelato», motivando in questi termini: «la discriminazione nel matrimonio di persone dello stesso sesso, non è discriminazione: è un divieto morale dettato dalla nostra identità ».
Lancio AGI

Il presidente del Senato giustifica così divieti legislativi per ciò che non fa parte della nostra tradizione culturale, a prescindere dalla dimostrazione di un male per qualcuno. Questo è un rovesciamento del principio liberale secondo cui è lecito tutto ciò che non si è dimostrato far danno ad altri. L’ex popperiano Pera esce dunque dal campo dei liberali per entrare in quello dei comunitaristi tradizionalisti.
Il tradizionalismo comunitarista è però una delle faccie del relativismo etico che Pera – insieme al resto della compagnia clericale – si affanna a contestare di continuo: quando si rinuncia ad argomentare nel merito per abbarbicarsi a una tradizione che non si sa giustificare altro che con se stessa, si cade proprio in quella afasia etica in cui il relativismo consiste.

Mentre in Italia la soluzione minimale dei Pacs è difesa in termini deboli e pragmatici, come puro riconoscimento legislativo di situazioni di fatto, il premier spagnolo Zapatero ha sostenuto la legge sul matrimonio tra persone dello stesso sesso con parole forti sul rispetto dell’altro in una società degna: «Signori, non stiamo facendo una legge per gente remota ed estranea, stiamo ampliando le opportunità di felicità per i nostri vicini, per i nostri compagni di lavoro, per i nostri amici, per i nostri familiari. Ancora una volta stiamo costruendo un paese più degno. Perchè una società degna è quella che non umilia i suoi membri (una sociedad decente es aquella que no humilla a sus miembros)». Audio

Zapatero afferma con forza e coerenza dei valori. L’appello alla forza del fatto o della tradizione, l’esaltazione identitaria chiusa e ottusa, sono tipici di chi non ha più valori da offrire.

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