Convegno della Margherita: fischi e brusii per Ratzinger

Brusio in sala, qualche commento («è troppo conservatore») e un paio di fischi: al convegno organizzato dagli ulivisti della Margherita l’immagine di papa Ratzinger scorre sugli schermi e una parte della platea reagisce in modo inaspettato. […] Francesco Rutelli si fa scuro in viso: «Ma come è mai è possibile una cosa del genere!» sbotta con un collaboratore. Romano Prodi, impassibile, fa finta di niente o non se ne accorge proprio. Per fortuna […] la platea che dimostra di non gradire eccessivamente Ratzinger è posizionata avanti, nella sala, mentre i posti riservati alla stampa sono in fondo. Scampato pericolo per gli organizzatori del convegno che cercano di assicurarsi del fatto che la notizia non filtri fuori, che qualche agenzia non la rilanci perché si rischierebbe l’incidente diplomatico. Gli organizzatori negano che tutto ciò sia accaduto: nemmeno un mormorio e quel commento – «è troppo conservatore» – sarà stato pronunciato da un estraneo, non certo da un esponente della Margherita, la colpa – sostengono – è dei rutelliani che hanno voluto dare enfasi alla cosa. Per la verità una parte della platea applaudirà, qualche ora più tardi, il direttore di Repubblica Ezio Mauro che lancia una frecciata alquanto velenosa contro la Cei. Ma è indubbio che anche se il significato è lo stesso (una certa allergia di una parte della platea alla Chiesa) l’applauso fa meno impressione (e notizia) del fischio. […] Peppe Fioroni, che non era presente alla manifestazione, è sbalordito. Gli hanno riferito la notizia ma lui non ci vuole assolutamente credere. Il responsabile Enti locali della Margherita ha notoriamente ottimi rapporti con Oltretevere e fatica a commentare l’accaduto. «Non ci voglio credere, non ci posso credere – ripete – in nessun Paese civile del mondo la figura del santo padre potrebbe mai essere soggetta a fischi. Sarebbe una completa scissione tra la lingua e il cervello di chi ha fatto una cosa del genere. Se fosse vero sarebbe un grave danno». […]
L’articolo di Maria Teresa Meli è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera

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