Grazie soprattutto al Circolo UAAR di Palermo, la messa officiata dal cardinale De Giorgi è diventata una notizia molto ‘calda’. Oggi le cronache locali del quotidiano “Repubblica” dedicavano ben due interventi all’evento. Il primo, di Maurizio Barbato, si intitolava “Il difficile esercizio del laicismo nella scuola e negli uffici siciliani”, di cui riportiamo un estratto:
Chi non vuole sottomettersi al rito può accettare tacitamente la disuguaglianza o entrare in conflitto con i propri doveri. Chi si illude si essere tollerante e non reagisce non si rende conto di essere semplicemente dotato di scarso senso civico. Quelli, cioè, la cui presenza pomeridiana è obbligatoria per servizio. E chissà quanti sono i casi simili a quello della messa in locali pubblici e nell´orario di lavoro, che non vengono alla luce del pubblico dibattito perché fanno meno notizia dell´Università (e perché non per tutti è facile tenere la schiena laica diritta come per i professori). È una regola di civiltà elementare, ancorché poco osservata, finché Stato e Chiesa sono separati fortunatamente e fortuitamente (vale a dire, secondo l´ironia di Sciascia: «con fortuna e per caso»), che le messe siano da tenersi esclusivamente nei locali di culto, e mai nei locali pubblici e durante orari di apertura al pubblico. Infatti chi non volesse, per ragioni sue, sottomettersi al rito, ha di fronte a sé tre possibilità, ciascuna equivalente a una rinuncia della libertà di coscienza. Egli può o far finta di niente, facendo buon viso a cattivo gioco, con ciò accettando tacitamente, a se stesso e agli altri, la propria minorità e la propria diseguaglianza rispetto ai seguaci della religione. Oppure rifiutarsi apertamente di partecipare e presenziare nei locali, con ciò entrando in conflitto con i propri doveri di servizio (con le conseguenze disciplinari del caso: poiché solo per i sanitari antiabortisti è prevista l´obiezione di coscienza) e in conflitto con la propria libertà di lavorare. Oppure, terza possibilità, ancora rifiutandosi, dichiarare la propria posizione, con ciò violando il diritto alla riservatezza della coscienza. […] La Chiesa fa il suo mestiere nel pretenderlo, giacché è iscritto nel patrimonio genetico delle religioni monoteistiche la presunzione della propria superiorità sul campo civile: fa parte della loro identità, che riconosce solo Verità ed Errore, la ripulsa del pluralismo delle credenze, della libera coscienza, del relativismo religioso. Dalla sua lo Stato italico è ben felice di cedere lo scettro e inchinarsi, sia per le difficoltà di interpretazione che insorgono ogni qual volta sia chiamato in causa il regime di rapporti con la Chiesa, sia perché lo Stato è fatto di uomini in carne ed ossa che temono i conflitti di ordine ideale, comportanti sempre molti rischi e nessun guadagno. […] C´è il Nicodemismo: cioè l´atteggiamento che in Italia, mentre altrove si dibattevano furiosamente gli spiriti di fronte alle nuove frontiere della scoperta della soggettività e del pluralismo delle coscienze, non osava professare apertamente il proprio credo, preferendo lasciarlo nel segreto, per prudenza e per paura. I nostri laici sono in gran parte figli di quegli avi nicodemiti. Perciò, quando un professore di fisica fa due più due quattro e afferma coraggiosamente che la messa si fa in chiesa e non all´università nelle ore di lavoro, ecco che sembra una voce straniera.
Seguiva un un intervento del Prof. di fisica Arturo Russo.
[…] Volevo sottolineare la necessità di rispettare, anche a livello simbolico, le convinzioni di quegli studenti, docenti e funzionari che professano altre fedi religiose (ancora pochi, forse, ma certamente destinati a crescere) e di quelli (credo tanti) che non sentono il bisogno di una fede religiosa per dare un senso alla propria vita e al proprio lavoro. […] In molti interventi si è detto che la laicità consiste nel dovere di concedere a ogni confessione religiosa il diritto di celebrare le proprie liturgie nelle sedi istituzionali dello Stato. Senza pretendere di invadere il campo della filosofia politica, non credo che la laicità consista in questo. Al contrario, ritengo che il vero esercizio della laicità consista nel tenere ben distinte le celebrazioni liturgiche che sono proprie delle diverse fedi religiose dalla riflessione critica sulla funzione civile e sul valore culturale delle diverse religioni. Le prime dovrebbero essere riservate ai luoghi deputati al culto (chiese, sinagoghe, moschee, templi o altro), la seconda dovrebbe svilupparsi, nelle forme opportune, nelle sedi in cui si esercitano le funzioni civili (parlamenti, scuole, tribunali, caserme). […]
Il Circolo UAAR di Palermo ha emesso sulla vicenda questo comunicato:
Il Circolo Uaar di Palermo è soddisfatto del successo del sitin e del volantinaggio davanti i cancelli dell’Università di Palermo, per la prima volta ricoperti dalla bandiera gialla dell’Unione e da cartelloni inneggianti alla laicità delle pubbliche istituzioni dello Stato, al diritto di testimoniare contro ogni prevaricazione ed ogni azione rivolta a marcare con timbri religiosi gli spazi pubblici. La lunga consuetudine di celebrare nei luoghi di lavoro, specialmente negli ospedali e nelle scuole, riti religiosi contraddice i principi fondamentali della Costituzione italiana. È particolarmente deprimente la realizzazione dei riti nei luoghi di sofferenza come gli ospedali, come l’Ismet, il centro trapianti di Palermo dove ieri il Cardinale in pensione Pappalardo, ha celebrato una messa in uno scenario di grandi e terribili malattie. Non si deve strumentalizzare il senso di smarrimento di malati gravi per indurli a manifestazioni che non avvengono mai nel privato ma servono soltanto all’opera di colonizzazione della Chiesa. L’azione di una grande colta e convincente corrente laica dentro l’Università di Palermo a favore dei principi della laicità dello Stato e della società sta facendo crescere nella città una avvertita consapevolezza per una religiosità non strumentalizzata a fini di dominio temporale e comunque interna alla comunità dei credenti senza tracimazioni e rotture nel tessuto laico dello Stato, il quale deve essere protetto da ogni ingerenza. La diffusione di centinaia di volantini è di buon auspicio per un salto di qualità del laicismo che deve passare, come giustamente afferma il professore Barbato, da uno stato nicodemico ad un’altro di attiva e consapevole partecipazione. Il circolo ringrazia i soci che hanno dato vita con generosità ed impegno al sitin ed al volantinaggio.
Ancora, è di pochi minuti fa la notizia della diffusione di una disposizione del Direttore Amministrativo dell’Ateneo, indirizzata a tutti i dipendenti, con la quale comunica che le ore di permesso autorizzate per partecipare alla Santa Messa, dovranno essere recuperate. È la riprova che quando ci si impegna, seriamente e attivamente, per quel supremo principio costituzionale che è la laicità dello Stato, i risultati possono essere sorprendentemente positivi.
Infine, riportiamo qui il testo del telegramma inviato al rettorato dal Presidente della Consulta laica nonchè presidente del Consiglio Comunale di Palermo.
Al Rettore dell’Università di Palermo
La Consulta per la Libertà di Pensiero e per la Laicità delle Istituzioni del Comune di Palermo, a nome di tutte le associazioni che la costituiscono, chiede che venga disdetta la messa in programa per g. 20.c.m. La laicità delle istituzioni non può contemplare lo svolgimento di riti religiosi nelle strutture pubbliche destinate ad altri usi e per di più in orario di lavoro.
Il presidente, Giuseppe Apprendi