Il 2006 dei prof di religione: aumenti e via libera alle assunzioni

Stipendi più pesanti per gli insegnanti di Religione. Il governo ha presentato (sotto forma di emendamento al cosiddetto decreto omnibus di fine anno) la proposta che consentirebbe ai neoassunti docenti di Religione di mantenere lo stesso stipendio che percepivano da precari. […] Per la verità, la legge del 2003 che detta le “Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado” stabiliva un’altra cosa. Che maestre e prof di Religione fossero assunti, e retribuiti come avviene per tutti gli altri loro colleghi, con zero anni di anzianità e il conseguente “stipendio iniziale” previsto dal contratto del comparto scuola. Una differenza con gli “altri neoassunti” che potrebbe arrivare anche a 200 euro, ovviamente, sempre a vantaggio degli insegnanti di religione cattolica. Situazione che Alba Sasso, parlamentare Ds, definisce “singolare”: “Gli unici che negli ultimi 5 anni sono stati assunti senza troppe storie sono gli insegnanti di Religione. Con tutto il rispetto non capisco perché si continuano a fare regali a una parte sola”, commenta. […] “Il governo – commenta Enrico Panini, segretario generale della Flc Cgil – è talmente consapevole di andare oltre le regole che, anziché convocare i sindacati e concordare un inquadramento anche provvisorio, ha preferito mettersi al riparo da possibili inconvenienti con una legge. Per gli insegnanti di Religione vale tutto il contrario di quello che è stabilito per gli altri docenti italiani”. I “precari” di religione aggiungono, così, un altro tassello alla loro splendida avventura iniziata con l’immissione in ruolo concessa dal governo Berlusconi e che nessuno si sarebbe aspettata. Una specie di concorso-formalità previsto per tutti coloro che avevano insegnato per almeno quattro anni consecutivi negli ultimi dieci anni (al momento dell’emanazione del bando di concorso) ed erano in possesso della certificazione di idoneità (morale) rilasciata dall’ordinario diocesano. Già, perché a quel concorso (gestito a livello regionale) parteciparono un numero di concorrenti di poco superiore ai posti messi in palio e in alcune regioni, come in Lombardia, gli idonei furono meno dei posti disponibili: il concorso sognato da tutti gli italiani. […]
L’articolo di Salvo Intravaia è stato pubblicato su Repubblica.it

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