La politica clerical-scolastica del nostro governo si muove lungo due direttrici:
– depotenziamento della scuola pubblica a vantaggio della scuola cattolica
– clericalizzazione della scuola pubblica, nella ridefinizione dei programmi e nella distribuzione sempre più assurda delle risorse: tagli a tutto il resto congiunti ad un eclatante potenziamento di una sola materia, che dovrebbe peraltro essere facoltativa: l’insegnamento confessionale della religione cattolica.
Negli ultimi due giorni si sommano le seguenti news, sempre nello stesso solco.
Altri due regali per le scuole cattoliche
1. Il primo sotto forma di maggiori finanziamenti a favore di chi iscrive i figli nelle scuole private (che in Italia sono quasi tutte cattoliche). La Finanziaria 2006 prevede un incremento del buono scuola che arriverà a 157 milioni di euro, cioè «più del triplo di quanto stanziato (erano 49.820.216 euro) con la Finanziaria del 2005». E questo mentre «sul bilancio del ministero dell’Istruzione incombe un taglio di oltre un miliardo di euro».
2. Il secondo attraverso una maggiore flessibilità del lavoro dipendente, riservata alle non statali. Lo si ricava da una circolare del Ministero dell’istruzione che consente alle scuole paritarie di assumere docenti non necessariamente con contratto a tempo indeterminato: «la natura del rapporto di lavoro degli insegnanti delle scuole non statali, che fino a qualche tempo fa non si discostava di molto da quello dei docenti delle scuole pubbliche, potrebbe cambiare e aprirsi a tutte le tipologie di lavoro introdotte dalla legge Biagi. »
Per maggiori dettagli, si può vedere l’articolo su Repubblica on line
Altri privilegi per gli insegnati di religione cattolica
1. Sono favoriti nello stipendio rispetto ai colleghi.
La legge del 2003 sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica stabiliva che fossero assunti e retribuiti come avviene per tutti gli altri loro colleghi: «con zero anni di anzianità e il conseguente stipendio iniziale previsto dal contratto del comparto scuola». Ora il governo presenta una proposta di modifica che consente ai neoassunti docenti di religione di non perdere un solo euro degli aumenti ottenuti da supplenti, in base alla revisione del Concordato Stato-Chiesa. Una differenza rispetto ai neoassunti di altre materie «che potrebbe arrivare anche a 200 euro». Nel frattempo il personale Ata (amministrativo, tecnico e ausiliario) passato nel 2000 dagli enti locali allo Stato è scippato di una parte dell’anzianità maturata (anche vent’anni) alle dipendenze di comuni e province. «Con un complesso artificio legislativo-contabile circa 80 mila persone si ritroveranno di botto con meno anni lavorati e uno stipendio più leggero». Due pesi e due misure.
2. Ne vengono assunti altri 3.077.
Dopo i 9.229 insegnati di religione cattolica immessi in ruolo lo scorso mese di agosto, si avvicina l’assunzione per altri 3.077 in graduatoria. Si tratta di quantità assurde: il numero dei concorrenti è quasi pari al numero dei posti disponibili, quando non è inferiore, come accaduto in Lombardia.
Il messaggio è chiaro: mettetevi e fare l’insegnante di religione cattolica e – per quanto cretini siate – avrete un futuro di privilegi assicurato.
Per maggiori dettagli, si può vedere l’articolo su Repubblica on line