Durante una manifestazione in difesa della legge sull’aborto, un gruppo di giovani laici o laicisti (chiederemo a Pera di indicarci la genìa esatta) che si richiamano alla breccia di Porta Pia ha appiccicato un preservativo sul campanello della Curia di Torino. Gli autori della goliardata sono stati fermati dalla polizia e denunciati ai sensi dell’art. 404 del codice penale. Il quale punisce con la reclusione da uno a tre anni chi «offende la religione dello Stato mediante vilipendio di cose che formino oggetto di culto o siano consacrate al culto». Ora, il citofono dell’Arcivescovado è senz’altro degno di stima, ma non ci sembra ancora assurto al rango di venerabile reliquia. È pur sempre un campanello, mica il Santo Graal. Attaccarci un preservativo è una mancanza di rispetto, e nei paesi islamici potrà magari costare la testa, ma nell’Occidente liberale andrebbe liquidato con un «fatevi furbi, ragazzini». È anche questo il motivo per cui uno preferisce vivere qui piuttosto che là. […]
L’intervento di Massimo Gramellini è stato pubblicato sul sito della Stampa