“Un programma culturalmente inappropriato”. Sul Grande Fratello in versione araba cade l’anatema dei giuristi sauditi. I quali, non potendo materialmente sigillare la casa libanese in cui 19 ragazzi e ragazze si trovano rinchiusi dal 23 dicembre scorso, hanno emesso una fatwa che condanna i telespettatori del reality show. Anche le due compagnie telefoniche del regno si sono inchinate ai dettami dei religiosi e hanno bloccato il servizio di voto via cellulare. La Saudi Telecommunications Company aveva annunciato il bando già a gennaio. Ieri si è unita alla decisione anche la Mobily. Star Academy, l’equivalente del Grande Fratello trasmesso dal network libanese Lbc, andrà avanti anche senza il voto dei sauditi. […] “Il programma – lamenta Humud al-Ghodainy, portavoce della compagnia telefonica Mobily che ieri ha bloccato il servizio di voto – mostra uomini e donne che vivono sotto un unico tetto, a volte quasi nudi e in situazioni sconvenienti”. La morale è più importante degli affari in Arabia Saudita: “Certo, la decisione ci farà perdere denaro – prosegue al-Ghodainy – ma se non arrestiamo il servizio di voto via Sms ci saranno ricadute negative sul nostro marchio”. Nonostante le difficoltà, il programma Star Academy è arrivato quest’anno alla terza edizione. Al di fuori del regno di Riad, e in particolare in Libano, il rigore religioso è più malleabile quando si trova di fronte ai buoni affari. E Star Academy sembra esserlo, con i suoi 280 milioni di telespettatori in tutto il mondo arabo. […] La notizia del bando saudita di Star Academy ha raggiunto presto i siti internet frequentati dai ragazzi arabi. E nel forum del canale tv al-Arabiya la decisione ha suscitato più consenso che riprovazione. “Miiiiille mille grazie alla compagnia telefonica Mobily – scrive il giovane Saudi – e che Allah la ricompensi facendola diventare la più grande società di comunicazioni”. Mohammad ‘Asiry, sempre dall’Arabia Saudita, applaude: “Ottima decisione, perché Star Academy e i programmi simili non fanno altro che succhiare denaro dalle tasche dei giovani del Golfo”. Fedele, da Riad, si preoccupa dei ragazzi rinchiusi nella casa: “Ma dove sono le loro famiglie? Che Allah guidi questi poveri ragazzi”. […] Nel reality show i partecipanti devono guadagnarsi la fama di star del mondo dello spettacolo. Trascorrono il tempo nella casa cantando, ballando e partecipando a lezioni di recitazione. Niente incontri ravvicinati fra sessi né alcool né linguaggio blasfemo. Nella vita quotidiana dei ragazzi rinchiusi per due mesi nella casa a nord di Beirut ci sono preghiere regolari e gli spazi di uomini e donne sono rigidamente separati. Nonostante questi limiti, che hanno reso il programma “noioso” agli occhi di alcuni telespettatori, Star Academy ha colpito i cuori dei teenager affamati di musica pop e affascinati dagli idoli ammiccanti.
L’articolo di Elena Dusi è stato pubblicato sul sito di Repubblica