Nuova difesa della vita nascente da parte del papa, che – a commento di un Salmo – ha parlato ieri della «creatura umana non nata» e l’ha descritta come «già circondata dall’amore di Dio». Benedetto XVI non ha fatto riferimento alle leggi sull’aborto o alla pillola del giorno dopo, ma ha usato la parola embrione, che in Italia suona come un richiamo a quelle dispute, nelle quali è intervenuto una decina di volte – e due alla vigilia del referendum sulla fecondazione assistita – negli otto mesi del suo pontificato. […] Ieri dunque papa Benedetto commentava il Salmo 138, nel quale si legge, per esempio nella traduzione di Gianfranco Ravasi (Il libro dei Salmi, EDB 1984): «Anche l’embrione i tuoi occhi l’hanno visto / e nel tuo libro erano tutti scritti / i giorni che furono formati / quand’ancora non ne esisteva uno». Il Salmo, ha ricordato Benedetto XVI, parla di un uomo «ancora informe nell’utero materno: il vocabolo ebraico usato (golmi, ndr) è stato inteso da qualche studioso della Bibbia come rimando all’embrione», sul quale si «pone già lo sguardo benevolo e amoroso degli occhi di Dio». […]
L’articolo di Luigi Accattoli è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera
Nell’ansia di giustificare le nuove concezioni vaticane in tema di embrione, le gerarchie ecclesiastiche non si peritano oramai di riscrivere anche la Bibbia. Fino a pochi anni fa le traduzioni riportano la parola “informe”. Ma non c’è problema: quando nel Seicento era di moda il preformismo, secondo la dottrina l’embrione era già bello e formato al momento del concepimento, e doveva solo crescere (e non era quindi “informe”). Nel Trecento Tommaso d’Aquino sosteneva che fino al terzo mese non vi era nemmeno insufflazione d’anima. Si accettano scommesse sulle prossime “versioni ufficiali”, ovviamente retrodatate fino agli albori della cristianità.