L’Ocse boccia il sistema educativo italiano. Inefficiente, con poche risorse ma al tempo stesso costoso e che produce scarsi risultati. È questa, in sintesi, la descrizione del sistema scolastico e universitario italiano delineata dall’annuale rapporto dell’Osce (l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che raccoglie 30 paesi membri e altri col ruolo di partner) intitolato “Uno sguardo all’Educazione”. […] In Italia, nella fascia d’età compresa fra i 25 e i 64 anni, troviamo 44 diplomati su 100. La media dei paesi Ocse è di 66, con Stati Uniti e Regno Unito, rispettivamente all’88 e al 65 per cento, che ci superano di parecchi punti. Nelle fasce più “giovani” la distanza si accorcia ma resta enorme. L’Italia per numero di diplomati, si colloca al venticinquesimo posto superata dalla Polonia, dalla repubblica Slovacca e da quella Ceca. Ma siamo sorpassati anche dalla Corea, dal Cile e dal Perù, questi ultimi partner dell’Ocse. Stessa cosa per numero di laureati: 10 su 100 abitanti di età compresa fra 25 e 64 anni, in Italia, contro i 24 della media Ocse. E fra i “giovani” (25-34 anni) il nostro Paese è ultimo, sopravanzato anche da Grecia, Ungheria e Portogallo, fra i paesi membri. Superati perfino da Argentina, Malesia e Filippine. Terzultimi nei risultati dei test Pisa (Programme for International Student Assessment, programma per la valutazione internazionale dell’allievo) in matematica, rincorriamo anche la Nuova Zelanda, la Corea e l’Islanda. E, attenzione, i risultati dei quindicenni delle scuole pubbliche sono di gran lunga migliori dei coetanei delle scuole private. […] Ma quanto si investe, nel nostro Paese, in Educazione? Poco, stando alle statistiche Ocse. Con il 4,9 per cento del Pil (il famoso Prodotto interno lordo: la ricchezza prodotta dal Paese) veniamo distaccati di quasi un punto dalla media (5,8 per cento) degli altri 30 paesi. Addirittura in calo, rispetto al 1995, gli investimenti pubblici, per cui veniamo superati anche da paesi come la Jamaica, lo Zimbawe, il Messico e la Tunisia, che investe il 6,4 del Pil. […]
L’articolo di Salvo Intravaia è stato pubblicato sul sito di Repubblica