Repubblica.it ci ha dedicato un lungo articolo di Rita Celi.
Internet non ha fedi o religioni. Accoglie tutti, indistintamente dal credo. Se da una parte i cattolici festeggiano i diecimila siti italiani, dall’altra c’è chi raccoglie le “pecorelle smarrite”. Un “gregge” sempre più imponente che si muove e cresce in Rete e va dal piccolo e specifico Vocatio.it, il sito dei preti sposati, ai nuovi adepti del provocatorio Flying Spaghetti Monster, alle più impegnate aggregazioni di cittadini non credenti come No God o Uaar, l’unione atei agnostici razionalistici. Una moltitudine pronta anche a scendere in piazza, come dimostrano le adesioni alla campagna Un Pacs avanti promossa da Arcigay, che ha organizzato la Festa delle libertà civili che si terrà il 14 gennaio a Roma e Milano per ribadire “il desiderio di vivere in un paese laico”. Un aumento significativo degli accessi ai siti di agnostici e miscredenti si registra per esempio su Uaar.it (duecentomila nell’ultimo anno, con due milioni di pagine scaricate). Il sito informa inoltre della crescita degli iscritti e simpatizzanti, con dati aggiornati a dicembre 2005. “Abbiamo cominciato a registrare i record di accessi al nostro sito durante gli ultimi giorni di papa Giovanni Paolo II. E sono aumentati prima e dopo l’elezione di Benedetto XVI”, spiega il segretario nazionale Giorgio Villella. Sul sito si sottolinea inoltre che, a riprova dell’aumento di visite e accessi, “migliaia di cittadini si sono sbattezzati”. Una delle campagne lanciate dall’Uaar è infatti lo “sbattezzo”, che viene definito “il più importante riconoscimento giuridico ottenuto dall’Uaar”. Si tratta di chiedere alle parrocchie la cancellazione del proprio nome dai registri dei battezzati, con tanto di modulo da scaricare e inviare per raccomandata con ricevuta di ritorno. La battaglia è iniziata negli anni 80 con l’Associazione per lo sbattezzo, la prima a sollevare il problema in Italia. Diversi anni dopo, l’Uaar ha proseguito fino al successo dell’iniziativa giuridica. “Tutto è cominciato con una istanza al Garante per la tutela della privacy, in quanto ognuno è padrone dei propri dati sensibili” spiega da Padova il segretario nazionale Giorgio Villella. “Nel settembre 1999, il Garante si è pronunciato sull’argomento: non si può cancellare il battesimo, in quanto documenta un episodio effettivamente avvenuto, ma è stato riconosciuto il diritto di ogni cittadino a veder annotata la propria volontà di non essere più considerato un fedele della chiesa cattolica. Il 21 novembre 2002 la Conferenza episcopale italiana ha preso ufficialmente atto della legittimità delle richieste di cancellazione degli effetti civili del battesimo formulate dai soci Uaar”. Da allora, prosegue Villella, migliaia di cittadini italiani si sono “sbattezzati” (“Il termine non è tra i migliori, ma esiste sul dizionario”, aggiunge). Basta scrivere una lettera al parroco della chiesa in cui si è stati battezzati con la quale si chiede che sia annotata la propria volontà di non far più parte della chiesa cattolica. Una volta tolta la registrazione del battesimo, la persona non potrà più fare il padrino o la madrina, non potrà fare il testimone di nozze in chiesa e non potrà avere un funerale religioso. “Il parroco non può mostrare a nessuno l’atto”, aggiunge il segretario nazionale dell’Uaar, “non può comunicarlo e non può usarlo a fini statistici. È quindi impossibile contare quanti abbiano fatto tale richiesta. Il riscontro però lo abbiamo dalle mail, dal numero di moduli scaricati e dalle segnalazioni di problemi che arrivano sul sito, in base alle quali sappiamo che sono migliaia”. Nel 2005 i moduli scaricati sono stati tredicimila, e circa 1500 le persone che hanno chiesto aiuto e consulenze. L’Uaar non si occupa solo di “sbattezzo”, ma si impegna a dare voce agli atei e agli agnostici italiani cercando di tutelarne i diritti, calpestati da messaggi, iniziative, imposizioni che mettono a rischio la laicità dello Stato. Le attività associative vanno “dalle iniziative legali contro la presenza di simboli religiosi negli edifici pubblici alla tutela del diritto di abbandonare la chiesa cattolica, dalla difesa della laicità anche a livello locale all’attività dello sportello informatico, che fornisce consigli gratuiti per impedire riti religiosi nelle scuole, per tutelare la miscredenza anche sui luoghi di lavoro, per concretizzare, laddove è stata richiesta, l’ora alternativa all’insegnamento cattolico della religione”. La crescita dell’associazione, che ha raggiunto 24 circoli territoriali, dislocati soprattutto al Nord, “testimonia il diffondersi, tra i non credenti, della consapevolezza che solo unendosi e aumentando il proprio impegno, su temi fondamentali per la vita di ognuno, è possibile tutelare la propria identità”. L’adesione alla manifestazione del 14 gennaio vuole essere una ulteriore conferma.
L’articolo di Rita Celi è stato pubblicato su Repubblica.it