Ora di religione, un monologo spacciato per dialogo

È un anno in cui l’Italia è sollecitata, cominciando specialmente dalla scuola, a far diventare concreta l’accoglienza e a rendere costruttivo – e non conflittuale – l’incontro […] La scuola è il luogo ideale per vincere questa scommessa e far sì che il sogno si avveri. Qui gli alunni imparano a rispettarsi, aiutarsi e crescere insieme. Qui le diverse identità si confrontano, scoprono di avere come fine comune il bene della persona e della società e quindi imparano a stimarsi e collaborare. L’insegnamento della religione cattolica intende dare il suo contributo originale per raggiungere questa meta, secondo la sua specificità e in stretto dialogo interdisciplinare [proponendo] una conoscenza organica del cattolicesimo, secondo la coscienza che ne ha la Chiesa, in dialogo con le diverse confessioni di fede cristiane e le altre religioni. In tal modo gli alunni possono accostarsi a un fatto religioso e al tempo stesso culturale, ignorando il quale è impossibile comprendere storia e identità dell’Italia e dell’Europa, e cominciare a dare una risposta alla duplice domanda basilare: chi siamo, da dove veniamo.
Primo lancio SIR
Secondo lancio SIR
Sono passaggi del messaggio dei vescovi italiani sull’insegnamento della religione cattolica, diffuso oggi. Non si riesce a capire come vi possa essere dialogo quando, dalla cattedra, un insegnante cattolico nominato da un vescovo cattolico spiega il cattolicesimo in base a programmi emanati dalle gerarchie cattoliche. Il dialogo presuppone un momento in cui si parla e un momento in cui si ascolta. Di preciso, durante l’ora di religione, dove si colloca il momento di ascolto da parte dei cattolici?

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