Anche nell’editoriale odierno, pubblicato su “Repubblica”, Eugenio Scalfari ha sollevato il problema delle prese di posizione “politiche” da parte di Benedetto XVI. Questa la chiusura del suo intervento:
[…] Un’altra grave interferenza è stata compiuta tre giorni fa dalla più alta autorità religiosa. Dal palazzo Vaticano il Papa Benedetto XVI, ricevendo gli auguri del sindaco di Roma, del presidente della Regione Lazio e del presidente della Provincia, si è rivolto direttamente ad essi affinché si oppongano all’attuazione dei Pacs e alla somministrazione della pillola abortiva negli ospedali pubblici. E affinché si dichiarassero contrari alle manifestazioni popolari indette ieri a Roma e a Milano per rivendicare i diritti delle donne e degli omosessuali. Il Papa e i vescovi – l’abbiamo ripetuto più volte da queste pagine – sono liberissimi di testimoniare la fede e l’etica che ne deriva. Ormai sono andati molto più in là e intervengono dando giudizi e indicazioni anche su temi strettamente politici, sebbene i Patti Lateranensi delimitino con assoluta chiarezza che la materia politica non riguarda le autorità religiose. Ma tre giorni fa Papa Ratzinger ha varcato un’altra frontiera che finora era stata rispettata. Non si è rivolto soltanto ai cattolici e a tutti i cittadini nella sua lotta contro l’aborto e contro gli omosessuali. Ha fatto di più. Si è rivolto perentoriamente alle autorità civili in sua presenza e ne ha prescritto pubblicamente i comportamenti che il Papa si attende da loro. Un fatto del genere non sarebbe certamente concepibile nei riguardi del sindaco di Parigi o di Londra o di Berlino o di Madrid. Wojtyla non si è mai spinto così oltre, neppure nella sua amata Polonia dove, proprio durante il suo pontificato, furono varate le prime leggi laiche di quel paese. Benedetto XVI si è dichiarato addirittura ferito e offeso da due libere manifestazioni popolari che non avevano certo lui né la religione cattolica come bersaglio. La nostra campagna elettorale non riguarda certo il Papa, ma anche lui e i suoi consiglieri, come pure il giornale che si pubblica in Vaticano con il “placet” della Segreteria di Stato, dovrebbero sentire l’elementare responsabilità di evitare interventi plateali indirizzati ad autorità civili che soltanto per un senso, esso sì responsabile, di rispetto non hanno replicato come forse avrebbero voluto (e dovuto) richiamando “l’incipit” del Concordato che stabilisce l’esclusiva sovranità della Chiesa in materia religiosa e l’altrettanto esclusiva sovranità delle autorità civili in materia temporale. Auspichiamo che il Papa dopo questo spiacevole episodio, abbia modo di riflettere con attenzione sul peso e sugli effetti delle sue esternazioni nonché sulle reazioni di chi lo ascolta con rispetto ma con libertà di spirito e autonoma dignità di coscienza.
L’editoriale di Eugenio Scalfari è stato pubblicato sul sito di Repubblica