E così hanno battuto un colpo. Bel colpo. A Roma, a Milano, la difesa di diritti acquisiti e la battaglia per i nuovi diritti hanno fatto sapere che ci sono, e sono in discreta forma, pronte ad affrontare le lotte interne (all’Unione) ed esterne (Ruini & friends). Insomma: qualcosa di vivo si muove, ed è una buona notizia per chi si ostina a pensare che la politica non siano solo le mattane del povero Silvio. Pure, c’è un aspetto della questione che vale la pena di indagare, che attiene alla sfera mediatica e che non è secondario. Nello scontro in atto sulla 194 il miglior argomento, il più ossessivamente ripetuto dal fronte cattolico (ferrarian-ratzingeriano?), sarebbe questo: la legge non è sotto attacco. Le donne scese in piazza a Milano ieri, in poche parole non sarebbero minacciate in alcun modo, anzi sicure e tranquille dei loro diritti acquisiti; sennonché gli ha dato di volta il cervello e, pazze e isteriche come sono, fanno il diavolo a quattro lo stesso. È il ritornello antiaborista del momento: lo ripetono nei talk-show, si sbracciano per sostenerlo: nessuno attacca la 194. Dite voi se non è bizzarro. Il fondo dell’Avvenire, ieri, si dilungava per dire lo stesso: l’aborto è diritto acquisito, dunque perché le donne si scaldano tanto?
A proposito del silenzio sempre l’Avvenire insisteva: il silenzio è quello sulla vita, non sull’aborto. Contorto. Renato Farina su Libero addirittura pensava che «uscire dal silenzio» (lo slogan della manifestazione di Milano) fosse del Movimento per la Vita: loro sì che hanno bisogno di uscire dal silenzio! Ferrara dice in tivù che più che del diritto di abortire bisognerebbe discutere del diritto di non abortire. Come se ricorrere alla 194 fosse obbligatorio. La foga della discussione ha prodotto anche discrete gag: il ministro dei rapporti con il Parlamento, l’inarrivabile Giovanardi, ha detto in tivù che in Olanda esiste una legge che permette di ammazzare i bambini fino a dodici anni. Non è meraviglioso? Qualche lettore olandese vorrebbe rassicurarci? Il ministro della salute Storace si è lanciato in cifre spaventose, non degli aborti, ma addirittura della contraccezione, per cui risulta che abbiamo milioni di non-nati (dico, non vorrei esser volgare, ma se contiamo anche le seghe, qui saremmo più dei cinesi). Chi ha letto e sentito e guardato di questi tempi (dal referendum sulla legge 40 in poi), si chiede dunque: perché questo bailamme se l’argomento principale di chi attacca la legge 194 è di non attaccare la legge 194? La spiegazione è semplice: si tratta di un fiancheggiamento puro e semplice, senza se e senza ma, e soprattutto senza argomenti. I vescovi e Ruini conducono la battaglia e lanciano il sasso. Ratzinger addirittura interviene sull’argomento pesantemente proprio alla vigilia di due importanti manifestazioni. Il resto sono truppe di complemento (Quante divisioni ha il papa? Giovanardi. Andiamo bene!). Ma c’è un altro argomento ancor più strabiliante, agitato dalle falangi antiaboriste. E riguarda i grandi discorsi, alti, filosofici, impegnativi, sull’Uomo e la Vita e il Futuro dell’Uomo. Che ne sarà dell’Umanità se si fa dell’eugenetica? Se si seleziona la razza? Le stragi di bambine in India e in Cina diventano argomenti buoni per intimidire donne che affrontano una scelta difficile come l’aborto a Olbia o a Brindisi. È possibile tanta malafede? Non escludo che certe sensibilità cattoliche siano seriamente preoccupate per quanto avviene sull’aborto in paesi lontani e complicati, ma certi laici con l’elastico che di colpo scoprono le bambine indiane per rompere i coglioni alle donne italiane sono veramente strabilianti. Altro argomento caldo degli antabortisti (cattolici e non) è la fase propositiva. Aiutiamo mamme e bambini, la maternità, la famiglia o, come suggeriva l’Avvenire, guardiamo piuttosto alla grande sciatrice che preferisce partorire che andare alle Olimpiadi (un po’ come se tutte le altre sciatrici abortissero prima della gara). Insomma, pur di attaccare la 194 e chi la difende si invoca uno stato sociale di tipo danese, svedese, dove diventare genitori è premiato. Anche questo è bizzarro assai, perché invece – quando non c’è la 194 di mezzo – di stato sociale si parla solo per dire che bisogna tagliare, limare, abbassare, pagare meno, assistere meno eccetera eccetera. Poi, si finisce sempre lì: la legge non la attacca nessuno, benedette ragazze, perché vi agitate?
L’articolo di Alessandro Robecchi è stato pubblicato sul Manifesto