Le discussioni tra gli studiosi che si occupano di materie mediche e biologiche possono essere aspre e sgradevoli, ma ubbidiscono sempre ad alcune regole. La norma numero uno, quella che si potrebbe definire «aurea», è che nessuno può essere certo di aver ragione: la medicina è empirica e perciò per sua natura fallace[…] Le discussioni politiche sui temi eticamente sensibili offrono ben altro spettacolo. Anzitutto non esiste alcun metodo che consenta di valutare le varie posizioni con sufficiente distacco; in secondo luogo non c’è il benchè minimo rispetto per le ragioni degli altri, ma sempre e soltanto un autocompiacimento irritante […] Provate a cercare su un qualsiasi giornale le dichiarazioni che comincino con un civile «secondo me»: non ne troverete molte. Troverete molto più spesso soltanto critiche severe e sprezzanti rivolte a chi la pensa in modo diverso, volta a volta demonizzato, insultato, deriso. E poi troverete le incredibili e solidissime certezze degli incompetenti, il professore di filosofia del diritto che disserta di recettori steroidei, l’insegnante di ginnastica che pontifica sui percorsi scientifici più opportuni sulla ricerca sulle cellule staminali. Spero che qualcuno ricordi chi era Margite. Lo so, la politica è cosa diversa: differenti i palcoscenici, i linguaggi, gli stessi tempi. Lo ammetto. Mi chiedo ugualmente se sia impossibile darle delle regole, […] In realtà questo metodo esiste e non deve neppure essere cercato molto lontano. Quello che caratterizza i dibattiti scientifici è la laicità: nessuno è padrone di una verità assoluta; c’è rispetto per le posizioni di tutti; ogni qual volta è possibile si cerca di mediare tra le varie teorie. Credo che dobbiamo rivolgerci a questa stessa laicità per trovare un metodo democratico utile per la gestione dei conflitti delle idee e delle opinioni, come presidio a garanzia della libertà e della dignità di ciascuno di noi. Non ci dovrebbero essere dubbi sulla definizione di laicità, un attributo fondamentale delle democrazie civili, patrimonio di tutti e di nessuno in particolare, metodo per la convivenza serena delle diversità. Tutto nasce dalla consapevolezza che in questo mondo ben poche cose sono illuminate dalla luce della verità, la maggioranza essendo relegata nel crepuscolo delle probabilità e delle possibilità. Questa tendenza a privilegiare il dubbio nei confronti delle certezze ha fatto considerare la cultura laica come un pensiero debole, una definizione che a me sembra superficiale e ingiusta: faccio sinceramente molta fatica a considerare debole il pensiero di Bobbio, Abbagnano, Viano, Lecaldano, Giorello, Mori e molti altri. E per quanto riguarda le tendenze anticlericali e antireligiose che hanno caratterizzato il pensiero laico nell’800, credo proprio che oggi non abbiano più ragione di esistere, tranne forse i casi in cui le autorità religiose cerchino di sopraffare l’inclinazione politica, un evento che – siamo onesti – tende a stimolare l’intolleranza anche nelle persone più civili. […] È allora fondamentale che di laicità siano impregnate tutte le diverse voci presenti all’interno della coalizione di centro-sinistra, come criterio ordinatore e moderatore. Temo infatti che nei confronti della laicità ci siano molti pregiudizi e molte resistenze: c’è persino ancora chi le attribuisce un significato anti-religioso […]
L’articolo integrale di Carlo Flamigni è apparso sul sito dell’Unità