Ratzinger, un’enciclica piena di cliché

“Senza l’amore fondato nella fede l’uomo stesso diventa merce… Il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’amore distrutto. Il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo”. È solo un’anticipazione della prima enciclica di Benedetto XVI, “Deus caritas est”. I luoghi comuni dell’apologetica cattolica antiatea sono evidenti: i non credenti sono considerati merce priva di dignità. A nostro avviso, invece, l’amore di chi non ha fede, in quanto privo di influssi religiosi esterni, è proprio per questo più umano: per usare una parola cara ai cattolici, “più naturale”, meno condizionato. È amore disinteressato che nasce dal profondo della coscienza, e non dalla promessa di una remunerazione futura: mancando ogni prospettiva ultraterrena, la vita dei non credenti è inevitabilmente più densa, più piena. Anche negli affetti.

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