Nonostante che la religione goda oggi di buona salute e di molto spazio sui mass media, il rapporto tra gli italiani e la Chiesa continua ad essere difficile. Il Papa e i vescovi sono impegnati a tutto campo per arginare la secolarizzazione, per partecipare al dibattito pubblico, per far sì che i costumi della popolazione siano più in linea con quell’identità cattolica che pure a voce tanti proclamano. Non mancano riconoscimenti di come la Chiesa agisce e parla nella società, ma molte sue indicazioni non sembrano comprese o condivise. Questo l’affresco che emerge da un sondaggio dell’Eurispes, che anticipa il «Rapporto Italia 2006» che verrà presentato a giorni. […] Su tutta questa analisi pesano, come s’è detto, delle riserve di fondo. Quale valore dare a sondaggi «veloci» come questi, che si applicano a campioni ristretti di popolazione, magari realizzati in condizioni particolari? Il dubbio emerge, perché, ad esempio, questo recente sondaggio è stato svolto tra il Natale e l’Epifania, un tempo – come si sa – non troppo propizio a mettere insieme un campione rappresentativo della popolazione nazionale. Un’altra riserva riguarda il modo in cui i dati sono stati presentati, che coinvolge anche il loro valore. Sui vari temi l’Eurispes mette a confronto le posizioni dei «cattolici» con quelle dei «non cattolici», da cui deriva che vi sono sì delle differenze, ma sovente non eclatanti. La secolarizzazione delle coscienze, dunque, coinvolge anche i cattolici? Anch’essi sono sordi agli appelli e alle indicazioni della gerarchia? Il mistero si svela se si considera che oltre l’85% della popolazione italiana continua a dichiararsi cattolica, e che dentro questo grande mondo vi sono modi molto diversi di interpretare questa identità religiosa. Si può essere cattolici «attivi e convinti», o persone «convinte ma non attive», o cattolici per tradizione o cultura, o cattolici di cittadinanza, ecc. È soltanto guardando dentro a questi diversi gruppi che si coglie la differenza delle posizioni e degli orientamenti, mentre l’appartenenza al cattolicesimo è nel nostro Paese troppo generalizzata per risultare discriminante. In terzo luogo, la ricerca Eurispes rileva un tasso di pratica religiosa molto alto, col 37% degli italiani che andrebbero a messa tutte le domeniche. Per confronti con altre indagini e per la percezione degli addetti ai lavori, si tratta di un dato che sovrastima eccessivamente il fenomeno, pur riconoscendo che oggi la gente in Italia tende a dichiarare di frequentare i riti religiosi più di quanto realmente faccia. Questa sovrastima, però, rende alcuni dati dell’indagine ancor più allarmanti per la Chiesa, in quanto si tratta di un campione più vicino agli ambienti religiosi. […]
L’articolo del sociologo Franco Garelli è stato pubblicato su la Stampa