Sulla laicità dello stato, dopo le affermazioni di papa Ratzinger

” I diritti fondamentali non vengono creati dal legislatore, ma sono iscritti nella natura stessa della persona umana, e sono pertanto rinviabili ultimamente al creatore.” Dovremmo, sinceramente, essere grati a papa Ratzinger per queste parole, lo scrivo con obiettività e con un partecipe senso di riconoscenza. Gli dovremmo essere grati per più motivi, ma, volendo ridurre ad alcuni punti essenziali, direi che questa dichiarazione non solo rappresenta una sorta di summa del pensiero che muove alle radici buona parte del mondo cattolico, e della chiesa in particolare, quando si trova a cercare una possibile strada di dialogo con la realtà laica in senso lato, e della divisione tra le sfere e le aree di pertinenza tra Stato e Chiesa. Non si tratta di una questione da poco, ma di un tema che è alla radice stessa della nostra identità nazionale, e, nel corso del Risorgimento, almeno come epoca nella quale il problema si farà più acuto e sentito, dei rapporti tra questo Stato e la Santa Sede. […] Specie nel nostro paese, dove, giova ricordarlo, la Chiesa cattolica non è solo una radicata presenza nelle coscienze e nel territorio, ma è anch’essa uno Stato, con tutte le molte caratteristiche di strategie politiche, culturali, economiche, diplomatiche, che caratterizzano l’agire politico e l’essenza degli Stati. A questo, se manca l’aspetto militare, viene però conferito un potere ancora più eversivo perché si basa su argomenti che sapientemente si strutturano sia nella morale ( toccando così ogni singola coscienza ), sia nella fede, con una continua e pericolosa sovrapposizione dei due piani. Nella frase di papa Benedetto XVI mi pare di leggere la perfetta aderenza di queste due linee di fondo, con , in sovrappiù, l’azzeramento della dimensione storica, nella quale la forma della nostra identità e dei nostri diritti non rappresentano uno dei possibili punti di un processo che si innerva attraverso una serie lunga e difficile di costruzione di quella stessa identità, ma come un dato ontologico, nel quale l’essere umano, frammento e parte di una divinità, si presenta davanti al cosmo ed alla storia come già pienamente compiuto e realizzato. Al legislatore, tutt’al più, sembra di capire, spetta il compito di recuperare, di riannodare questi fili tra l’essere umano ed il suo creatore. […]
Il contributo di Luca Bidoli è stato pubblicato sul sito di Social Press

Archiviato in: Generale