“Lezioni di morte”, le ha definite qualcuno: 200 studenti in occupazione, assiepati davanti ad un piccolo schermo per assistere alla fine di una donna che, malata, ha scelto di morire in un giorno preciso dell’anno, in data 22, il numero che aveva sempre giocato al casinò e che mai le aveva assicurato una vincita. L’Osservatore Romano dedica un articolo nel numero in edicola domani proprio a questa “Lezione di morte”, anche se “definita ‘dolce’, comminate ad un pubblico per sua costituzione più avvezzo a sorridere alla vita, che invece appare, in quella età, interminabile”. […] “Il sospetto, il ‘cattivo pensiero’ che viene – prosegue nell’analisi l’Osservatore romano – è che dietro alla messa in scena della morte, della sua rappresentazione (non importa che si tratti di una storia reale, lo strumento la rende una replica infinita e perciò posticciamente grottesca) ci sia una esorcizzazione della morte e della sofferenza che può portare, e sempre più spesso porta, al rifiuto di una parte inevitabile dell’esistenza e, alla fine, della realtà stessa della vita”. “Quale effetto possa aver ottenuto questa improvvisata lezione, scelta dai ragazzi ma per forza di cose autorizzata dall’alto – sottolinea ancora – è impossibile saperlo. Ci si può solo immaginare l’angoscia trasmessa ai ragazzi senza il supporto di un’analisi seria sul senso della vita e sul mistero della sua fine”. […]
Fonte: Alice News