Giorgio Villella ha partecipato giovedì 19 a Sondrio ad un’affollata serata organizzata dal Club Alpino Italiano sul tema dei segni religiosi presenti sulle vette. Lo spunto veniva dall’ormai celebre impresa di alcuni scalatori locali che hanno issato un Buddha sulla vetta del Pizzo Badile, per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla minaccia rappresentata dal proliferare di croci e crocioni sulle vette. Tra i relatori, un antropologo (presidente del CAI), un prete simpatico, un giovane buddhista (semplice ed espressivo come ci si aspetta da un buddhista) e un imam. L’antropologo ha differenziato il valore simbolico delle croci d’alpe (presenti cioè alle quote di pascoli e alpeggi, là dove vivono/vivevano le genti d’alpe) e i crocioni di vetta, imposti a scopo propagandistico su incitazione di papa Leone XIII dalla fine dell’ottocento. Il prete ha difeso il valore della croce, specificamente del Gesù crocifisso, che sta con e per gli “ultimi” di sempre; si è scaldato molto invece accusando politici e poteri in generale (tra le righe non si escluderebbero anche parti della gerarchia ecclesiastica) di utilizzare croci e altro a scopo di propaganda per interessi propri. Generosi applausi lo hanno accompagnato al termine dell’intervento. Il giovane buddhista ha parlato della transitorietà delle cose, e del desiderio di possesso come causa del dolore: il suo discorso tendeva principalmente a svuotare di senso la smania di …erezione dimostrativa. Giorgio Villella ha detto molte cose: in particolare che i luoghi di tutti non sono monopolio di nessuno, nemmeno della maggioranza, altrimenti si perviene alla Dittatura della Maggioranza, che non è democrazia. Villella ha anche presentato l’Associazione, la battaglia per l’eliminazione dei simboli religiosi dalle sedi delle istituzioni, la crescita della cultura non confessionale, ecc. L’intervento è forse andato oltre gli orizzonti della serata (in Valtellina gli orizzonti sono stretti per via delle montagne), ma c’è stato molto interesse anche al termine da parte del pubblico (sala piena, 200 persone). L’imam ha asserito che l’islam non prevede immagini sacre, ma, tramite l’interprete, ha dimostrato costernazione per la professione di ateismo di Villella. A fine serata, ha prevalso l’orientamento che niente debba più essere installato in cima ai monti e che per quanto possibile le collocazioni recenti debbano essere riportate a valle. Rimarrebbero invece le croci presenti da molti anni, perchè ormai sono integrate nel paesaggio.
Giancarlo Sensalari