Ad accoglierlo – quando varca la soglia che conduce alla navata centrale della patriarcale Basilica di San Paolo fuori le Mura – è un applauso timido, quasi timoroso. Questo papa che parla tanto d’amore e che dalle «aberrazioni dell’amore» mette in guardia di continuo sembra respingere qualsiasi abbraccio. E infatti a circondarlo – mentre si appresta a celebrare la liturgia di chiusura della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – non ci sono ali di folla ma solo porpore e rossi vescovili. Pochi i fedeli, quasi assente la stampa, latitanti i politici delle grandi occasioni. Il papa, ormai giunto all’altare, parla di fronte a pochi amici. […] Dall’enciclica all’omelia, eccolo il segno di un pontificato pigliatutto che se da un lato mantiene netta la distinzione tra stato e chiesa e l’estraneità di quest’ultima alla politica, dall’altro non esita a piantare i paletti che dello stato delimitano l’area d’azione [..] Ciò che ci occorre, insomma, non è uno stato che regoli e domini tutto ma uno stato che riconosca generosamente e sostenga, secondo il principio di sussidiarietà, le iniziative che sorgono dalle diverse forze sociali. E va da sè che una di queste forze sia proprio la Chiesa. Il vaticano non fa politica ma la politica passa ogni tanto a trovare il vaticano e lì scopre che il «sogno marxista di una rivoluzione mondiale è svanito». […] E il sigillo papale, Benedetto XVI non rinuncia a metterlo neanche sull’impegno caritatevole. Benvengano quanti lo esercitano da laici e al di fuori della chiesa, naturalmente intesa come chiesa cattolica, ma attenzione: c’è il rischio che ai fedeli venga in mente che la carità possa anche non rientrare nella missione ecclesiale. Che ad aiutare gli altri possano essere anche «laici non fedeli», ebrei, musulmani, buddisti o addirittura atei. Ciò non deve accadere perché sarebbe come indurre in tentazione le grandi agenzie ecclesiali che – come ha spiegato monsignor Josef Cordes – potrebbero decidere «di dissociarsi dalla Chiesa e di allentare i loro legami con i vescovi». Una spirale che le porterebbe dritte tra le braccia di qualche Ong. Se «Deus caritas est», la carità senza Dio è impresa sospetta: «Se tendo una mano e il mio prossimo mi ripugna – spiega ancora Cordes – come posso resistere senza la grazia di Dio?». E come posso amare fuori dal matrimonio? E, ancora, che amore si consuma al di fuori dell’ecclesia cristiana? L’amore, da ieri, è diventato ufficialmente proprietà del Vaticano.
L’articolo di Iaia Vantaggiato è presente sul sito del Manifesto