La Chiesa e la politica: l’esempio messicano

I vescovi messicani stanno mettendo a punto un comunicato, che verrà ufficializzato il prossimo aprile, sull’importanza della tornata elettorale del 2 luglio. Tanti auspicano, inoltre, la messa in circolazione del documento del vescovo di Cuernevaca, mons. Florencio Olvera Ochoa, pubblicato tre anni fa e intitolato Decalogo dei peccati elettorali, che costò al presule una denuncia penale. Nell’occasione mons. Olvera considerò “immorale” votare per i candidati abortisti, per i favorevoli all’eutanasia, al prolungamento della vita attraverso l’uso di mezzi artificiali, alla distruzione e/o alla manipolazione dell’embrione. Il vescovo di Cuernevaca giudicò negativamente anche coloro che avrebbero scelto l’astensione perché, a suo avviso, “il disertare le urne, equivale a dare man forte agli immorali”. A questo primo elenco il presule indicò una serie di gravissimi errori da evitare in campagna elettorale. Tra questi, la compravendita di voti, il sostegno a coloro che avevano manifestato il loro dissenso nei confronti della famiglia tradizionale, della libertà religiosa o, ancora, si erano espressi a favore di un liberismo selvaggio evidentemente contro la persona e il bene comune. Mons. Olvera, intervistato da Cronica, si è detto pienamente d’accordo con il Segretario del Governo, Carlos Abascal Carranza, sulla “non intromissione della Chiesa su cose che riguardano la politica o i partiti”. “Ma” ha sottolineato il presule “noi non parliamo di politica, bensì di diritti umani”.
Fonte: Radio Vaticana
Ecco spiegato, in poche parole, il significato delle parole papali. La Chiesa fa politica, ma nega che quello che fa sia politica. A questo punto ci dovrebbe spiegare cosa significa, secondo la Chiesa, “fare politica”. Probabilmente internderà il “candidarsi alle elezioni”: ma perché dovrebbe mai farlo, quando i politici fanno la coda fuori dall’uscio?

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