Ministro in pillola

Premiato per la sua sconfitta alle elezioni regionali con la poltrona di ministro della salute, il nazional-alleato Francesco Storace porta avanti in ogni dove la sua missione per conto di Ruini. Ossessionato dalla pillola Ru486 e in generale dall’aborto, dopo aver pensato di sguinzagliare le milizie del movimento per la vita nei consultori, dopo aver sponsorizzato un’inchiesta sull’applicazione della 194, dopo aver tentato di bloccare la sperimentazione torinese della pillola abortiva, ecco che l’infaticabile Storace ne ha pensata un’altra: ha annunciato che oggi stesso modificherà il decreto ministeriale del 1997 che regola l’importazione in Italia dei farmaci non registrati. In Toscana grazie a quel decreto, ma anche a seguito di un’apposita delibera regionale e dei pareri positivi del consiglio sanitario e della commissione di bioetica, è possibile fare ricorso alla Ru486. E poiché a questo punto per Storace quella regione è diventata la «regina dell’incentivo all’aborto», ecco fatto, basta rendere più complicato l’arrivo dei farmaci dall’estero per ottenere due piccioni con una fava: uno schiaffo alla Toscana (evidentemente Storace è anche in missione per conto del premier che vuole «detoscanizzare l’Italia»), ma soprattutto uno alle donne. Se proprio – tanto per fare un dispetto a papa Ratzinger, a Camillo Ruini e a Marcello Pera – hanno deciso di interrompere la loro gravidanza, che almeno lo facciano chirurgicamente. Senza contare che lo schiaffo, da bravo titolare della sanità, Storace lo somministra a tutti i malati che dall’estero aspettano farmaci urgenti. Compenserà il disguido occupandosi della salute degli immigrati: visite mediche per chiunque arrivi in Italia, annuncia il ministro, assicurando che è solo per il bene degli stranieri. E allora non si capisce perché Roberto Calderoli si complimenti per la trovata. Ma tant’è: quando la destra più becera si mette in testa una cosa – che sia vietare la Ru486 o gli spinelli, tutto finisce in un indistinto brodo pre elettorale – è inutile andare per il sottile e ogni scorciatoia è lecita: si può piegare a proprio piacimento il decreto sulle Olimpiadi per infilarci la legge sulle droghe ma anche provare un brivido nostalgico nel riproporre l’autarchia, almeno farmaceutica. Dimenticando che la pillola che si vuole bandire è riconosciuta dalla competente agenzia europea. Il prossimo passo potrebbe essere la richiesta di uscire dalla Ue. Nel frattempo Storace alza la voce accusando altre istituzioni di «aggirare le norme»: è quello che secondo il ministro sta facendo la Toscana. E invece la destra le norme le cambia senza troppe timidezze. Si modifica oggi il decreto sui farmaci, con la speranza di cambiare in peggio, domani, la 194. Una speranza che, con l’aria che tira, non è necessariamente legata al risultato elettorale. Del resto la corsa a ingraziarsi le alte sfere vaticane è partita da tempo. E ultimamente non è stato Romano Prodi a dirsi «amareggiato» per la manifestazione sui Pacs?
L’articolo di Micaela Bongi è presente sul sito del Manifesto
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