Le viscere dell’ospedale San Timoteo, una delle più grosse «aziende» del Molise, nascondevano segreti che medici e pazienti intuivano, a volte conoscevano, ma che non avrebbero mai potuto rivelare senza esser presi per pazzi visionari. Accadeva di tutto, là dentro. Appalti truccati, tangenti e viaggi da sogno come ricompensa per l’acquisto di farmaci e apparecchiature sanitarie, assunzioni di amici e clienti, riconoscimento di invalidità fasulle per ottenere pensioni, truffe miliardarie alla Regione e al ministero della Salute per progetti sanitari mai attuati, minacce e botte a chi osava obiettare, investimenti immobiliari all’estero dei quattrini incassati senza avere il tempo di contarli, ma soprattutto l’aberrazione della pratica di aborti illegali da parte di Patrizia De Palma, primario di ginecologia del San Timoteo e medico «in prima linea» nell’obiezione di coscienza in materia di interruzione di gravidanza. Ma ancor più incredibile è che si tratta della stessa De Palma condannata (sentenza passata in giudicato) per avere permesso, nello stesso ospedale, che un bambino partorito da una donna regolarmente sposata fosse letteralmente ceduto ad un’altra persona. […]
L’articolo di Carlo Vulpio è stato pubblicato sul sito del Corriere della Sera