Alla speciale anteprima per i vertici della chiesa evangelica americana tutti i ministri presenti si erano detti «entusiasti» e «commossi» da End of the Spear . Il film, prodotto dallo studio evangelico Every Tribe Entertainment , sulla storia, vera, di cinque missionari americani uccisi nel 1956 da una tribù indigena dell’Ecuador, che alla fine si convertì al cristianesimo e venne perdonata dai familiari delle vittime, con cui istaurò un profondo legame di amicizia. […] Ma all’indomani del fortunato debutto di End of the Spear – che ha battuto persino King Kong al box-office -, il film ha scatenato una controversia che ha spaccato in due i protestanti americani, mettendo a nudo i limiti della libertà di espressione in un Paese dove censura, eresia e boicottaggio sono fantasmi perennemente in agguato. A dare il via alle ostilità, dal suo sito per Cristiani fondamentalisti sharperiron.org , è stato il reverendo Jason Janz, pastore alla Red Rocks Baptist Church di Denver, infuriato perché uno dei protagonisti del film, Chad Allen, è un attore ed attivista gay dichiarato. «Scritturare un gay nel ruolo di un missionario è come chiedere a Madonna di vestire i panni della Vergine Maria», ha tuonato Janz, che ha invitato il suo gregge a boicottare il film. Oltre 100 chiese protestanti da una parte all’altra del Paese hanno risposto al suo appello. Alcuni si sono spinti oltre. «Bombardare la casa dei produttori del film forse sarebbe un po’ eccessivo», commenta Kevin T. Bauder, presidente del Central Baptist Seminary di Minneapolis nel suo blog nossobrii.blogspot , aggiungendo però che «è necessario punire i responsabili, perché non si tratta di errore ma di una strategia calcolata». […]
L’articolo di Alessandra Farkas è stato pubblicato sul Corriere della Sera