Frammentate e molteplici, colme di contraddizioni aporie e dubbi. Le relazioni tra i giovani e la fede emergono all’inizio del Millennio come una condizione assai dinamica, che alterna momenti di fervore per pochi, ripensamenti per qualcuno e un orizzonte denso di incertezze per molti. Il Centro di orientamento pastorale ha indagato in una grande ricerca dell’Istituto Iard gli stili della religiosità giovanile in Italia, dalla quale appare netta la contrazione della dimensione pubblica della fede e della dimensione comunitaria della Chiesa. […] La percentuale dei credenti è calata negli ultimi quattro anni: dall’80 al 69 per cento. I giovani scivolano verso l’ateismo anche dichiarato, oppure verso, spiega la ricerca, “forme di bricolage religioso”, slegate dalla Chiesa. […] Una ripresina c’è per la partecipazione alla Messa, che si stabilizza sul 15 per cento. La religione resta al terz’ultimo posto tra le cose importanti della vita, preceduta dallo sport, gli interessi culturali, l’amicizia, la famiglia. Ma ciò che fa ulteriormente riflettere è che all’ultimo posto c’è la politica e al penultimo l’impegno sociale. La fede non è definitivamente spenta (dicono di pregare tutti i giorni due giovani su 10), ma la fiducia nella Chiesa dei giovani tra i 15 e i 34 anni è alta solo per il 17 per cento, nulla e bassa per il 35 per cento, mentre il resto sospende il giudizio. Rispetto a cinque anni fa, per il 10 per cento è aumentata, ma per il 26 è diminuita. […]
L’articolo integrale di Alberto Bobbio è stato pubblicato sul sito di Famiglia Cristiana