Amnesty: le vite fatte a pezzi dei prigionieri di Guantanamo

Io sto morendo lentamente, ogni giorno, mentalmente e psicologicamente. Questo è quello che accade ogni giorno ad ognuno di noi. A parlare è Shaker Aamer, uno dei tanti detenuti di Guantanamo, il centro di detenzione Usa a Cuba che sta condannando «migliaia di persone a una vita di sofferenza, tormento e disprezzo». A dar voci ai diritti di tanti prigionieri, a rivendicare una detenzione più umana e che rispetti la vita di ogni individuo è ancora una volta Amnesty International . L’associazione denuncia, in un rapporto dal titoloGuantanamo: vite fatte a pezzi, l’impatto della detenzione a tempo indeterminato sui prigionieri e sulle loro famiglie , i maltrattamenti e la privazione totale dei diritti a cui sono sottoposti quotidianamente i reclusi di questa prigione. Il rapporto contiene le testimonianze di ex detenuti e dei loro familiari e descrive la situazione attuale delle persone ancora recluse a Guantanamo, gli scioperi della fame in corso e i tentativi di suicidio. […] Questa è la realtà del carcere di Guantanamo fatta di ingiustizie e soprusi contro prigionieri che quasi mai hanno beneficiato di una revisione giudiziaria legittima della propria detenzione. A parlare sono anche i numeri. Secondo il rapporto di Amnesty cinquecento uomini di 35 nazionalità sono detenuti a Guantanamo Bay, decine di loro sono attualmente in sciopero della fame e nove continuano ad essere rinchiusi anche se il governo Usa non li ritiene più combattenti nemici. […] Anche se conoscere certe verità aiuta a capire che il numero dei suicidi, in notevole crescita, secondo il rapporto, non è un’ invenzione come non lo sono le atroci descrizioni di chi quelle torture le ha subite sulla propria pelle ed ha avuto la fortuna di uscirne vivo per poterle raccontare. Si tratta dei detenuti rimandati nei propri paesi, vittime di detenzioni illegali che portano cucita addosso l’umiliazione di quei giorni a Guantanamo e i segni indelebili delle torture subite. Il rapporto di Amnesty International è dedicato anche alle famiglie dei carcerati, testimoni di pesanti verità. Nel documento si leggono le parole di una donna, Nina Odizheva, madre di Ruzlan Odizhev, detenuto russo a Guantanamo, che ha raccontato come il tempo trascorso nel centro di detenzione Usa abbia irrevocabilmente trasformato il figlio […] Amnesty chiede «giustizia anche per queste madri e per quelle famiglie che ormai da tempo non hanno più notizia dei loro cari, per il rispetto delle persone umane». Amnesty chiede agli Usa di pubblicare la lista di tutte le persone detenute a Guantanamo e in altri centri di detenzione, di processare e di rilasciare tutti i detenuti della prigione americana, di chiudere Guantanamo e consentire verifiche indipendenti in tutti i centri di detenzione Usa per indagare su ogni denuncia di maltrattamenti e torture ai danni dei detenuti.
L’articolo completo è reperibile sul sito Unità.it
Link ad Amnesty International sezione italiana
Il rapporto di denuncia di Amnesty, completo e in lingua inglese

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