Si discute ovunque, con giusta preoccupazione, come evitare di offendere le fedi altrui. E come difendere la propria. Ma negli infiniti dibattiti e nei dotti elzeviri, fatica a riconoscersi il povero-senza-dio, colui che non si colloca entro alcuna chiesa, colui che nelle varie confessioni, pur rispettandone e magari ammirandone storia e cultura, vede soltanto il gran travaglio degli uomini, e non la traccia di una verità rivelata. Il senza-dio non è mai nominato, non è previsto dai vari protocolli di comportamento e di tutela, non ha stendardi dietro i quali fare crocchio o corteo e tanto meno ha simboli da bruciare. Non è nei telegiornali, non è nelle vignette, non ha ambasciata da barricare o da assaltare. È completamente sommerso e cancellato dalle varie ondate, più o meno furenti, più o meno tolleranti, di difensori e di offensori delle fedi, e nei dibattiti televisivi non gli si concede nemmeno lo strapuntino di solito riservato al caso umano, al candidato pittoresco, al matto di turno.
Indemoniati e indiati traboccano da ogni angolo del mondo, scaricandosi addosso quell’odio religioso che, illusoriamente, i moderni credevano di avere sopito grazie a quella divinità molto esitante, e troppo discreta, che è la dea Ragione. Gli atei prevedano per tempo il loro futuro da reietti, già preannunciato dalla implicita censura di Istituzioni, Autorità e Intellighenzia. Si preparino alle catacombe.
L’intervento di Michele Serra è stato pubblicato su Repubblica
… oppure si impegnino per impedire questa deriva: l’UAAR esiste proprio per questo.